AMARGINE

L’Expo 2015 in 55 tweet. Alcuni, effettivamente brevi.

Voi direte cosa c’entra l’Expo, questo non è un blog di musica? Ebbene, all’Expo c’è un sacco di musica, pure troppa. E per l’appunto in questo articolo, troverete… Ma no, vi sto canzonando: semplicemente, non ho un altro blog – LOL – però mi spiaceva non scrivere niente sull’EVENTO. Oltretutto non ho nemmeno twittato nulla. Dovete sapere che l’Expo è un’esperienza che permette selfie praticamente a ogni passo, ed estremamente twittabile, quindi a noi giovani piace molto, esclusi naturalmente i giovani noExpo, secondo i quali un altro mondo è possibile.

Secondo me, no.

Eh. Spiace.

Ad ogni buon conto, quello che leggerete qui dentro è ciò che avrei potuto twittare durante la mia prima visita. Ma dovevo lavorare, non ho potuto. Se non siete ancora andati all’Expo (o non pensate di andarci), se volete potete prendere qualcosa qui sotto e twittarlo. Se non volete, nulla di male – non l’ho fatto neanch’io. Magari potete usare qualche frase per fare conversazione, per rompere il ghiaccio al primo appuntamento, mentre siete in un ristorantino intimo a nutrire il pianeta. Fatemi sapere se funziona.

foody 1

 

(…devo vedere tutto)

(lo stand Algida è più grande del padiglione portoghese) IMG_0377

(all’ingresso del Brasile c’è una mega-rete, forse fatta cucendo insieme tutte le reti subite dai tedeschi ai Mondiali)

(l’inquietante, e un tempo impensabile fila per andare in Vietnam)

(“Mi piace l’odore di salsa al caramello la mattina. Ha un profumo come… di vittoria”)

(la parata di Foody è tremenda, sinceramente tremenda, ma irresistibile. Mette tutti veramente di buonumore)

(c’è una fila inaspettatamente lunga per l’Angola. angola 1Il fatto che alcuni all’esterno stiano spiando in apposite postazioni tipo peep show induce esecrande ipotesi su cosa possano aver messo in mostra)

(il padiglione della Calabria è completo, in evidente contraddizione con lo stile architettonico prevalente nella regione: l’Incompletismo Calabro)

(passando davanti al padiglione degli Stati Uniti, un gruppo di bambini inizia a gridare U-S-A!, U-S-A! Presto la cosa diventa virale in tutta la scolaresca. Un bambino rivendica: “Ho iniziato io”)

(I divanetti Fiat in mezzo al viale sono coraggiosamente brutti e danno la sensazione di essere già luridi. Sicuramente sono opera di uno straordinario designer)

(dalla finestra in fondo al padiglione dell’Estonia si vede una cosa sola – enorme, incombente: il padiglione della Russia)

(la Slovacchia punta sulle sue eccellenze nei campi dell’arte e del biathlon)Turkmenistan 1

(I tempi di attesa esagerati per i padiglioni-star favoriscono i mini-padiglioni. La Repubblica Kirghiza non sa capacitarsi di tanti ingressi. Non che le visite durino a lungo)

(su una parete del Turkmenistan c’è il tappeto più grande del mondo. C’è anche una bella gigantografia del dittatore locale, in carica da 8 anni, sembra amichevole)

(il padiglione Coca-Cola è grande come quello delle Nazioni maggiori – d’altronde, la sua timeline racconta una storia più lunga di metà dei presenti. E un peso politico superiore, dicono i noexpo. Che mugugnoni però, eh)

(nel padiglione iraniano varrebbe la pena viverci. Più che in Iran, temo)

(i Ceki hanno scelto Bocelli come testimonial. Guardate che dico davvero). bocelli czech IMG_0476

(minipalestre Technogym OVUNQUE lungo il Decumano. Perché con tutto questo nutrire il pianeta, il pianeta dovrà pur smaltire)

(ovviamente gli USA hanno piazzato un videone di Obama e Michelle come testimonial. Loro potrebbero nutrire il pianeta con la COOLNESS)

(I Paesi sembrano tutti felici e amici come nei libri delle elementari)

(Bahrain: sensazione che gli architetti olandesi che hanno realizzato il bianchissimo e minimalissimo padiglione abbiano intortato il Re con un minimalissimo nulla. Se sua maestà capita qui e vede quello che hanno fatto non dico il Qatar ma anche solo il Sultanato dell’Oman, li fa impiccare)

(cibo, sì e no. Ma all’Expo c’è sicuramente acqua ovunque)

(McDonald’s e Slow Food sono vicini. Però da McDonald’s, si vede Slow Food. Da Slow Food, grazie a una sapiente curvatura architettonica, non si vede McDonald’s)

(Il padiglione del Vaticano si è portato un Tintoretto, raga. Così, come puro dispiego di bullaggine)

vaticano(nel quadro c’è la sua versione, sbracata, dell’Ultima Cena: tutti stesi, ché evidentemente Egli aveva spezzato il pane ma soprattutto versato il vino)

(in moltissimi padiglioni le scritte sono evidentemente tradotte con Google Translate, e fanno molta simpatia. Peraltro, il biglietto con cui sono entrato recava scritto complementary, cioè complementare a qualcosa, forse a un non-biglietto).

(la Guinea Equatoriale informa, su un muro del padiglione, che nel Medioevo la differenza di dieta distingueva i ceti: i cibi che crescevano lontani dalla terra erano i più nobili)

(è la prima volta che la Guinea Equatoriale mi dice qualcosa)

(quanti video, quanti schermi ovunque. Anche a sproposito. Una bulimia visiva)

(l’unica indigestione che rischiate all’Expo del cibo è di video. Come se la gente li guardasse, poi)

(però è rassicurata dal fatto che ci siano)

(I FEEL sLOVEnia è uno degli slogan più belli e leziosi. Mi gioco qualcosa che l’ha pensato un italiano)

lombardia 1

(non sono riusciti a finire il padiglione: 1) il Nepal, a causa del terremoto, e 2) un’area povera, governata da leader rozzi e corrotti, chiamata Lombardia, che a metà maggio è l’unico in ritardo. Solidarietà per i poveracci che ci vivono)

(nessuna coda per entrare nel padiglione francese. Non è brutto. Però, boh. Ha l’aria spocchiosa)

(un ragazzo coi baffi mi mormora un invito a fare turismo in Afghanistan)

(Invito che in effetti, negli anni, ho già ricevuto da diversi direttori di giornali. Però non precisamente mormorando)

(tra le ghiottonerie ventilate dall’Afghanistan, un ottimo bicchiere di ghiaia)afghanistan 1

(in una teca, ché laggiù la gente per la ghiaia ci diventa matta, come dimostrano le cronache)

(Il padiglione del principato di Monaco è molto piccolo e vi si inneggia al fitoplancton, che apparentemente, ha residenza lì)

(nel padiglione thailandese le standiste tentano una difesa di uno dei soggetti più malvisti in questa fase storica: il temutissimo olio di palma)

(Il Belgio espone diamanti, vende birra e patate fritte, offre il cioccolato. Poi al piano di sotto, c’è una sala buia dove ti dicono che in futuro bisognerà mangiare insetti, loro sono già pronti, in Belgio sono già in commercio)

(In effetti è una tecnica molto diffusa tra gli insetti, attrarre e poi colpire)

(ricorda anche un po’ i film horror. Sapete, quando nelle scene iniziali inquadrano la porta del seminterrato e tu sai che là sotto è tutta un’altra storia – ma sai anche che è lì che si va a finire)

(ma secondo voi, dei biscotti agli insetti. No, eh? O dei cracker agli insetti. Intanto che uno guarda la partita. Io durante la partita posso mangiare di tutto)

(tutti sensibilizzano. Più o meno con le stesse parole) IMG_0396

(la Svizzera, lo hanno scritto in tanti, ha il padiglione più astutamente sensibilizzante. Anche se volendo, istiga al rancore verso chi è venuto prima. Tipo le canzoni generazionali di Fedez)

(pur con immensa stima personale, fa sempre un effetto bizzarro associare Svizzera e coscienza)

(Il Giappone ha fuori un cartello col minutaggio della coda. Tipo le attrazioni a Gardaland)japan 1

(l’Olanda ha deciso che è un luna-park, e ha portato la ruota panoramica e il labirinto con gli specchi – che contiene qualche scritta che sensibilizza. All’ora dell’aperitulipano, tutti in pedana a ballare la techno davanti al Vaticano)

(che il minimalismo, gli olandesi, lo lasciano al Bahrain)

(l’Ecuador ha un padiglione coloratissimo che promette una cosa che si chiama boobie-dance. Qualunque cosa sia, c’è coda)

(all’ora dell’aperitivo, molti alzano il volume. Davanti al padiglione polacco si esibisce una band di 8 elementi che dopo un po’ di hit locali, ci omaggia con Più bella cosa di Eros Ramazzotti)

(Il padiglione del Regno Unito è uno stupido posh bar londinese in una cornice architettonica pretenziosissima, che spiega come “il Regno Unito è un’alveare di idee”. uk 1Viene l’idea di infilargli un vero alveare nel sedere, a questa manica di scemi d’oltremanica, e al tipo del Guardian che ha scritto intingendo la penna in un vaso di puzza sotto il naso – ovviamente qui da noi è stato condivisissimo dalla miserabile élite radical-chic di servi in perenne sudditanza angloamericana che questo Paese ha fatto qualcosa per meritarsi; un articolo che irride la dabbenaggine dei Paesi che espongono, e ci può stare, ma casualmente senza sfiorare il padiglione del suo Paese, la cui prima idea alvearistica di sempre peraltro è stata nutrire se stesso con le risorse del pianeta; la seconda è stata portare all’Expo uno stupido bar. In compenso nell’articolo in questione il Guardiano ha intervistato come voce significativa nientemeno che uno del centro sociale (o quel che era) Macao, quindi uh, il Guardian, come abbiamo tutti da imparare dal Guardian, com’è autorevole il Guardian, come siamo piccini di fronte al Guardian)

(…Ok, tutta questa roba qui sopra non ci stava in un tweet)

(detto questo, su una panchina un po’ nascosta nell’alveare del Regno Unito, c’erano due amanti che limonavano duro)

(ho tentato di fotografarli di nascosto, ma le fronde li coprivano)

(la Nestlé offre un viaggio sensoriale che riporta nell’utero materno. Però la gente sperava che offrisse gli Smarties)

(davanti a Eataly, dei cavalli di bronzo e la grande sentenza The answer is blowing in the wind. eataly 1Ma la risposta a cosa? Ah, già, inutile domandare, in quanto che la risposta – eccetera)

(l’Expo ha il tempo dalla sua, quindi chi si accorge di aver fatto una fesseria può rimediare, tipo gli olandesi che si sono affrettati ad avvertire i giornali che hanno un panino alle alghe, e pensano di nutrire il pianeta con quello)

(quindi probabilmente anche gli inglesi forse penseranno bene di escogitare qualcosa di edificante. Giacché sono un alveare di idee, sapete)

(dopo il Padiglione Zero, andate verso l’edificio sulla destra. C’è un ascensore che parla, ma è già rotto, e quindi sembra Paperino arrabbiato. L’ho preso quattro volte – per sentirmi dire “Qwek bereqwek quereberequereberequeck!”)

(questo qui sotto sono io. Non ho twittato, però ho fatto il selfie. Nel giardino polacco. Ciao, grazie per aver letto fin qui. Ah, se avete contato i tweet, ora lo sapete: sono più di 55. Ho avuto paura che leggendo 65 o 68 non avreste aperto il link. In ogni caso se andate all’Expo fatemi sapere cosa avete trovato più ghignoso)

paolo