AMARGINE

Tutto è perduto, fuorché il quartiere – TheClassifica 18/2022

Non farò proclami. Essendo supponente, farò solo supposizioni. Suppongo, per esempio, che pochissimi nonmilanesi abbiano mai sentito parlare di Calvairate, quartiere raramente intercettato dai radar della cronaca nera (essendo più portato per la cronaca grigia). Penso siano un pochino più conosciute Rho, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese. Però non credo siano mai apparse in caratteri lapidari su una mappa del disagio tipo quelle de Il Deboscio.

(esiste ancora Il Deboscio?) (forse sotto i 25 anni nessuno lo conosce) (ma d’altro canto, non è un problema di questa rubrica)

Suppongo altresì che pochi italiani sappiano che Calvairate sta dominando la classifica dei presunti album più ascoltati in Italia, al n.1 con Lazza (primo da un mese) e al n.3 con Rkomi (che è in top 10 da più di un anno). In mezzo ci sono gli Psicologi, duo romano-napoletano, che come vedete, si è dato una missione. Bene: bravi Psicologi, tanti auguri. Torniamo momentaneamente alla capitale morale, perché alla preponderanza del quartiere Calvairate tra gli album fa pendant quella dell’hinterland (settentrionale) milanese, che con le citate Rho, Cinisello e Cologno occupa l’intero podio della classifica dei

Sedicenti singoli. Al n.3 c’è BabyGoddamn di Tananai da Cologno Monzoso, che ha furoreggiato – come tutti – durante la Sacra Kermesse pur essedo arrivato ultimo come MiticoVasco – l’ultimo vagone è sempre il più pericoloso del treno, dovrebbero toglierlo. Al n.2 c’è Sferoso Famoso – DI NUOVO. Dopo Italiano Anthem (che ha perso 16 posizioni sette giorni dopo l’uscita), anche con MammaMia, malgrado il prestigioso featuring di Rvssian (o forse a causa di esso) Sferoso ha mancato il debutto in vetta, entrando al n.2. Che strani titoli musicalpopulisti, come se avesse voluto farsi notare dagli stranieri nei giorni dell’Eurokermesse. Sia chiaro, Sferoso è ancora il divo ex machina delle playlist di Spotify, e ogni volta che si manifesta negli uffici della Universal, donne e uomini adulti scattano in piedi ostentando sincera deferenza e adorazione (finché è lì, naturalmente). Ma qualcosa al momento sembra inceppato nella macchina da consensi così faticosamente plasmata in forma di algoritmo. E poi c’è lo strano personaggio al

Numero Uno. Se cercate Rhove su Rollinstòn, che pure non ha schifo di nessuno, non lo trovate. È primo in classifica da due settimane con Shakerando, è un rapper, è della Universal. Tutto questo normalmente lo renderebbe meritevole di fervidi saggi pieni di pasolinate alla vaniglia. Invece, malgrado questi requisiti, la critica nuovista lo schifa. Mi chiedo se sia per commenti come questi ai suoi video:

Rho non è un posto autenticamente disastroso. Vi dirò, non lo è nemmeno Ciny di SferosoFamoso; su Cologno Monzoso possiamo discutere, anzi facciamolo! Troviamoci un giorno tra periferici, a metà strada tra tutti questi posti (magari a Paderno Dugnano, detta Palermo Dugnano) e organizziamo una Tavola Rhotonda. Rho è a 5 minuti da casa mia: se ci capitate, aspettatevi insegne con scritto Rhosticceria o Carrhozzeria – sì, certo, vi vedo che fate le facce, poi però se qualcuno fa queste battute durante il programma LOL, il giorno dopo è l’erede di Tognazzi. In ogni caso non saprei dire se Rhove è davver(h)o un’espressione di Rho, anche se tutto il francese che usa nelle sue rime ha l’effetto bizzarr(h)o di evocare quella strana h intermedia nel nome della città. Di uguale agli altri rapper ha la santità della mamma e la laconica analisi delle prospettive della nostra società (“Figli dei miei prof, mi ascoltano più di loro, mi dicevano di trovarmi un lavoro / Ora loro sono schiavi del lavoro, io faccio il loro stipendio in un giorno”). Per contro, gli elementi che caratterizzano l’arte di Rhove rispetto a quella dei suoi competitor sono: le flessioni, la Juventus, i passamontagna, la distanza dall’epica gangsta (“Un criminal non porterà a casa il pane, porterà a ma’ solo dolore e lacrime / Non ho mai toccato una pistola, è l’arma degli ignoranti, non la so usare”).
Ma soprattutto, le tute. Di una cosa sono certo: nessuno finora aveva così esplicitamente caldeggiato nelle parole delle sue canzoni questo capo d’abbigliamento come se fosse autenticamente glamour, e il punto è che lo è, lo è diventato, con grande sgomento di una generazione come la mia per la quale forse evoca (aha!) le tute blu degli operai, o più semplicemente il fatto che King George Armani ai suoi tempi non avrebbe mai griffato una tuta. Ovviamente le sue tute preferite sono quelle delle squadre di calcio, quelle giustamente vendute a prezzi fragorosi per mungere quelli che come me sono così citrulli da tenere a una squadra: in particolare, sfoggia spesso una tuta dell’OM, forse per farsi benvolere a Marsiglia. E vi dirò: per quello che mi arriva all’orecchio, se piacicchiasse in Francia non lo troverei illegittimo. Alle sue spalle c’è tutta Rho, e forse tutta La Province, come canta sapientemente in un altro pezzo. Forse quello che stiamo vedendo nel rap, e che Rhove mette in scena nei suoi video pieni di bro che vogliono mollare l’école come lui e passare la vita impennando sugli scooteroni, è semplicemente la riproposizione di quando al posto del rap c’era il pugilato e ogni contender aveva alle spalle tutto un rione che credeva in lui – e grazie a lui aveva un buon pretesto per bloccare il traffico sulla tangenziale e passare alla Storia, almeno per un giorno. Onestamente non so bene come tutto questo si stia incastonando nell’individualismo ipercapitalista che dopo 43 anni è lo stagno in cui il rap grufola beato. Un rapper più bravo potrebbe spiegarlo, suppongo. Ma i rapper che spiegano le cose stanno finendo.

Top ten degli album. Non bastano The Psicologi per togliere a Lazza il n.1 nella classifica dei presunti album: il loro Trauma debutta al n.2, permettendo a Sirio del 28enne calvairatese di allungare a 4 le settimane di primato. Il loro ingresso però sposta gentilmente Taxi Driver del calvairatese Rkomi allo scalino più basso del podio, ma a un anno e una settimana dall’uscita non se ne avrà a male. Poco altro da segnalare se non l’ingresso di Clementino al n.7, in una top 10 che – ci tengo a rassicurarvi – è anche stavolta completamente maschia e ITALIANA, anche perché la principale uscita internazionale, i Rammstein, si ferma al n.12. Ne fanno parte anche Blanco (n.4), Irama (n.5), Luché (n.6), FabriFibra (n.8), Sangiovanni (n.9) e Paky (n.10).

Altri argomenti di conversazione. Più di metà dei cento singoli più ascoltati in Italia sono distribuiti da Universal Music (per la precisione, 54); in top ten ce ne sono 8. Rhove ovviamente è distribuito da Universal Music, come anche Lazza, Psicologi e Rkomi. Lo scollamento tra album e singoli prosegue: il singolo più alto dell’album al n.2 (quello degli Psicologi) è soltanto al n.56. A proposito di singoli, Bichota di Karol G è entrata nel club del miliardo di visualizzazioni su YouTube. Brava Karol, artista originale.

Non so per quale arcano motivo ma l’album Nei sogni nessuno è monogamo di Dargen D’Amico crolla dopo sette settimane e passa dal n.23 al n.101. Il n.101 non esiste, è il numero immaginario al quale si trovano, ex aequo, tutti gli album che non totalizzano le poche copie necessarie a stare tra i primi cento. Ed è tra l’altro lo stesso numero della stanza degli incubi di 1984 di George Orwell. Lo raggiungono in questa stanza Rosalia dopo 6 settimane, Machine Gun Kelly dopo 5, Fear of the dawn di Jack White dopo quindici giorni, Swedish House Mafia, Tyler The Creator, Tredici Pietro e Nayt dopo una sola settimana. E poi la colonna sonora di Encanto dopo 16 settimane. A proposito, com’è Encanto, lo avete visto? Secondo voi, in generale, cosa è successo ai film d’animazione? Devo supporre che siano stati uccisi da Netflix pure loro? O come quelli dei Supereroi, e come i rapper, a un certo punto sono diventati semplicemente troppi per essere significativi?

Pinfloi. The dark side of the moon è rientrato in classifica, è al n.90, mentre The wall ancora latita, indignato con tutti noi. Nevermind è al n.99 – sto iniziando a considerarlo un album dei Pinfloi ad honorem. Perché tanto, zii, tutto quello che è uscito prima di cinque anni fa è roba da boomer, alle giostre non spacca. E noi qui, in periferia, apprezziamo veramente tanto le giostre.