AMARGINE

TheClassifica 89. Capossela e i Radiohead e pretestuosamente Prince

Io vi avverto, tra un po’ ricomincio a pontificare. Non dite che non ve l’avevo detto. Vi concedo giusto questa TheClassifica un po’ interlocutoria, nella quale invece che parlare di Vinicio Capossela ero tentato di dare lo strattone alla tovaglia e far volare tutti assieme i Radiohead, Manuel Agnelli, la canzone ucraina dell’Eurovision contest, Sinead O’Connor, i 50 anni del capolavoro e i 50 anni del controcapolavoro, e pure Prince – e non per Prince in sé, quanto per il fatto che quando è morto la gente non è uscita a comprare i suoi dischi. La raccolta The very best, in una settimana, non solo non è andata al n.1, ma è arrivata al n.12. Dietro ai 99 Posse, undicesimi. Non venitemi a dire che la gente ce li ha già i dischi di Prince in casa, perché NON è così. È che alla gente ormai i dischi fanno schifo, la musica pure. Con la musica ci balocchiamo solo io e voi. E non compriamo i dischi lo stesso.

No, okay, qualcuno li compra. E io ho una grossa ammirazione per chi lo fa. Perché vuol dire che sta mantenendo quella sorta di illusione che avevano al cinema gli spettatori di un secolo fa quando il treno in bianco e nero puntava nella loro direzione.

(sto pontificando? No, non ancora. Sto gettando le premesse per il pontificato. Ma mi fermo qui. Era solo un promo per attirare l’attenzione, la trovata con cui sembrare rilevante. Tipo i musicisti che fanno uscire il nuovo album direttamente da qualche cappello a cilindro mediatico) (perché poi la questione è che parli di Radiohead, Prince, Agnelli, Beyoncé – ma al n.1 non ci vanno mai. Ci vanno Zero, Zucchero, Fabi, Renga. Oh, ma uno potrebbe pensare: Prince e i Radiohead saranno vendutissimi tra i vinili. Invece no, Purple Rain di Prince è al n.6, e quanto al vinile dei Radiohead, esce il 17 giugno, per qualche motivo che è chiaro solo nella testa di Thom Yorke. No, al n.1 della classifica del Suono col Calore Vero Della Musica c’è Renato Zero, co tutte ‘e sue canzoni umane d’aa ggente comune che zòffre. E al n.2 i Pooh. E al n.3 c’è Canzoni della Cupa di Capossela. E quindi, back to Capossela) 

Se non sapete qual è il punto del disco, provo a cavarmela in tre righe: è un doppio album ad alto tasso di folk di quello sodo, quello che negli anni 70 portava gli esterrefatti spettatori di Canzonissima o dei programmi di Cochi & Renato a tu per tu con Maria Carta e il Duo di Piadena, roba che poi non stento a credere che quando arrivarono gli Inti Illimani coi loro charangos a volume 11, alla gente siano sembrati i Black Sabbath. Le canzoni della Cupa sono un terzo tassello di una Ricerca del Tempo Nonvissuto, iniziata con un libro (che non ho letto), proseguita con un film (notevole), arrivata ora su disco (non essenziale). Il tasso di Caposselitudine, per quanto mi riguarda, è troppo basso, è sacrificato alla ricerca etnomusicale sulla tradizione dell’Irpinia dalla quale i genitori di Capossela migrarono. Ci sono delle cose che piaceranno molto ai Vinicisti nel secondo cd, intitolato Ombra, c’è epica e tex mex e Morricone e Ferré e financo Dylan. Ma Nella Mia Umile Opinione, il concetto ha cannibalizzato l’arte. E come fa Ventunesimo Secolo, tutto questo.

E a questo proposito, al n.4 (dopo Zucchero, n.2, e Zero, n.3) cascano a fagiuolo i Radiohead. Prima di sentirli, ho letto un po’ di recensioni. Spero che un giorno qualcuno le raccolga in un volume perché c’erano delle testimonianze oggettivamente preoccupanti (alé, facciamoci altri amici), delle vette di adorante strazio e vaniloquenza citazionista che mi inducono a una certa prudenza perché da un deathmatch coi fan di Elisa posso ancora uscire vivo, ma in uno con dei mediapeople cresciuti sognando l’occhio tristo di Yorke so già di non avere chance. Eppure non è per questo, che scrivo quanto segue: A heart shaped (uops, scusate) (lapsus) (se non vi dà noia, lo lascio) A moon shaped pool è un album dei Radiohead per i fan dei Radiohead. Ritengo che un 17enne ammodo lo ascolterebbe con un po’ di sgomento, e ci troverebbe tutto quello che ci trovate voi solo dopo 1) dieci ascolti consecutivi, 2) la lettura di dieci delle citate recensioni, e 3) la velata pressione che gli state mettendo in quanto suoi genitori. Ma per la prima volta, mi è venuto da pensare che forse è il contrario di quello che avevo sempre pensato. Ovvero, i Radiohead hanno lasciato che i Coldplay facessero il lavoro sporco, lordandosi col mainstream (e venendo perciò sbeffeggiati da Noi Che Sappiamo) per tenerli come punto di riferimento dal quale smarcarsi sdegnosamente. Avendo ora i Coldplay esaurito clamorosamente quella esile matrice, e avendo puntato con l’ultimo album su un pop chiattone di bislacca goffaggine, i Radiohead per contraccolpo smussano il piglio sperimentalista col quale Yorke si era incaponito (o forse lo ha sfogato tutto nei progetti solisti).

Ma il solco che separa la musica che piace ai critici e la musica che piace all’umanità resta devastante. E il punto è: se ti ascoltiamo solo noi onniscienti, sei realmente rilevante? Dio, mai come in questa puntata avrei avuto bisogno, come supporto argomentativo, dei

Pinfloi. E invece niente, perdura la Grande Attesa della loro ripubblicazione in vinile e indisponibilità su cd, che fa di questo il periodo più lungo senza The Dark Side of the Moon e The Wall in classifica dacché io ne scrivo. Cerco di far finta di niente, ma come quando il partner di una vita sparisce all’improvviso, tutto, tutto me li rammenta, mondo bastardo.

Il resto della top 10. Rimbalzo di Beyoncé: era al n.16, ora per qualche motivo – alla terza settimana dall’uscita – va al n.5. Dev’essere successo qualcosa che io non so, dal 6 al 12 maggio. Ho indagato, e non è stata ospite di Amici, né di Verissimo, né di Fabiofazio. Il 3 maggio però è uscito Vanity Fair con in copertina la Beioncia tutta panterona con il titolo “Di cosa è capace una donna tradita” (…bello che finalmente ci sia una cantante che affronta questo argomento, vero?). E secondo me Vanity da solo fa per lei quanto tutti gli altri media messi assieme. Debutta al n.6 Gianluca Grignani, con la rivisitazione deluxe dei primi due album; avendo già scritto tantino delle altre due nuove entrate, tocca sacrificare lui. Sospetto che ve ne farete una ragione. Poi dal n.7 al n.10, eccovi Francesco Renga, Baglioni&Morandi, Marco Mengoni, Niccolò Fabi. Escono dalla top 10 Elisa, Alessandra Amoroso, Tini/Violetta e Drake – che precipita dal n.10 al n.46.

Altre nuove entrate. Al n.21 Non smetto di ascoltarti, di Fabio Concato, Julian Oliver Mazzariello e Fabrizio Bosso (da non confondere con Ezio) (non guardatemi così, magari qualcuno lo fa e ci può stare, mon Dieu). Entra al n.25 Jean Michel Jarre e con un buon n.31 Gregory Porter, vocione jazz targato Blue Note. Meno bene Anohni (che come saprete, è il vecchio Antony), n.39, e (Jack) Jaselli, n.67. Mi chiedo se entrambi paghino le manfrine coi loro nomi. Infine, entrano al n.96 i Mau Mau. Gosh.

Altri argomenti di conversazione. Pericolante Anti di Rihanna, che a tre mesi dall’uscita scende al n.80 (presto, un duetto!). Ma rischiano anche di chiudere la loro lunghissima permanenza Ariana Grande, che dopo 86 settimane si ritrova al n.94, e Fedez, al fatidico n.100 dopo 84 settimane. Esce di classifica PJ Harvey, dopo nemmeno un mese.

Miglior vita. Calo nella popolarità dei defunti, i cui album scendono all’11% di quelli presenti in classifica; a guidarli è sempre Blackstar di David Bowie al n.26. Posso solo immaginare alla Warner come si siano sentiti afflitti quando Sinead O’Connor è stata ritrovata, insana e salva a Chicago. Sinead! Non puoi farmi questo, lascia che io ti faccia da punching-ball un’altra volta nella vita.

Poi non mi viene in mente più nient’altro.

9 Risposte a “TheClassifica 89. Capossela e i Radiohead e pretestuosamente Prince”

  1. Siamo sempre più un paese dove i cd/vinili vengono presi da:
    – fan con la mania della collezione cd (10%)
    – collezionisti (10%, percentuale bassa perché la maggior parte compra su internet)
    – uomini tra i 45 e i 70 anni che non sanno scaricarsi o ascoltare musica da internet e che comprano cd in autogrill (20%)
    – donne tra i 30 e i 60 anni che non sanno scaricarsi o ascoltare musica da internet (50%)
    – 10% varie ed eventuali

    Si sono dati messi lì a cazzo ma io il mercato musicale italiano me lo immagino così

    1. Guarda Marco, contesto la tua lettura, con la lista dei repper il cui ultimo disco è stato al n°1 in classifica: Salmo (2016), Emis Killa (2013), Club Dogo (2014), J-Ax (2015), Gué Pequeno (2015), Jake la Furia (2016), Ensi (2014), Caparezza (2014), Clementino (2015).

      Ed al secondo posto ci sono stati: Fabri Fibra (2015), Marracash (2015), Rocco Hunt (2015), Moreno (2014).

      Magari me ne sfugge qualcuno… Ma pensi che i loro acquirenti rientrino nel 90% da te individuato?

      1. Di quel 10% dei fan, più il 10% di varie ed eventuali. Il punto è che sono oneshotpeek, album che vengono fatti uscire in top3 perchè così i rapper se la possono tirare ma che poi scompaiono dalla top10-20 in fretta…
        Oh, la mia voleva essere una critica al fatto che la musica italiana di un certo tipo sia quella che si stabilizza sempre nella top 10… i vari Renga Zero Zucchero etc. Gli album anglofoni in questi anni difficilmente hanno spazio nelle parti alte della classifica, il loro pubblico non compra più i loro cd (idem per il pubblico che ascolta hip hop americano)…

  2. Antony è senza la ‘h’. Con la ‘h’ puoi trovare il Piccolo Anthony con la sua bella capigliatura da Super Sayan.

  3. Jean Michel Jarré? Ma cosa ci fa in classifica in Italia? Cosa mi sfugge??? Lo ignorano in Francia!!!

  4. Paolo ti sei perso Zayn 🙂 non è uscito, è solo piombato giù di 24 posizioni 36->60.
    Le vendite devono essere alquanto basse (e siamo solo a metà Maggio).

    Beyoncè è risalita perchè il 6 Maggio è uscito il cd fisico nei negozi (CD + DVD in realtà, trattasi di un VISUAL ALBUM a quanto pare). Le prime due settimane era in classifica grazie alle sole vendite digitali.

  5. e quindi?
    di che cosa e’ capace una donna tradita?
    di ascoltare capossela?

    (certe domande, qualcuno, le deve pur porre)

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