AMARGINE

TheClassifica 80. Ultime grida dall’anno scorso

TRILOGIA DELLE FESTE
Capitolo IV: Natale 2015 e la sua posizione nei confronti di noi giovani. (contiene: TZN)
Capitolo V: un anno di noi. (contiene: ancora TZN)
Capitolo VI: panettone di informazioni semidivertenti sull’ultima classifica del 2015. (contiene: Pinfloi)

(seh, lo so che è lunga. Se non siete per il binge reading, leggetela a puntate)

Capitolo IV

Ciao, amici! Fatevi guardare. Siete bellissimi. Così in forma, rilassati, piacevoli al tatto e all’odorato. Cosa mi raccontate? Cosa avete trovato sotto l’albero? Per caso Adele, Marco Mengoni, Coldplay? Sono i tre album più venduti nella settimana di Natale – quella in cui si fanno parecchi regali, e si vendono parecchi dischi. Due attività irragionevoli che in alcuni casi, fantasmagoricamente, coincidono. Che cosa stranissima, no? Regalare un disco, dico. Fa molto anni 80, in qualche modo. Oggi, regalare un disco è un gesto costipato. È forse l’oggetto più perdente in circolazione – oddio, anche gli orologi se la giocano. So cosa mi direte: un cd forse sì, però dai, il cofanetto… oppure, ancora meglio, il vinile… Belli, costosi. Evocativi di mondi fatati.

Oh, ma ditelo pure. Tanto il cappello introduttivo è finito, e stiamo per addentrarci nella parte muscolare di questo scritto. Permettetemi di mostrarvi l’infografica che segue, relativa al trio di album più regalati gli anni scorsi. Guardateli mentre sfilano, gli spettri dei Natali passati – vediamo se ci vedete quello che vedo io.

2005: De André, Renato Zero, Robbie Williams
2006: Laura Pausini, Elisa, Renato Zero
2007: Ligabue, Zucchero, Gianna Nannini
2008: Laura Pausini, Giusy Ferreri, Irene Grandi
2009: Andrea Bocelli, Vasco Rossi, Laura Pausini
2010: Zucchero, Ligabue, Michael Jackson
2011: Michael Bublé, Tiziano Ferro, Adriano Celentano
2012: Jovanotti, Zucchero, Eros Ramazzotti
2013: Ligabue, Laura Pausini, Mario Biondi
2014: Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Gianna Nannini

E poi, come già detto,

2015: Adele, Marco Mengoni, Coldplay

Ci sono un po’ di album di canzoni natalizie che straniscono i dati, quindi i nomi di Irene Grandi, Michael Bublé e Mario Biondi vanno presi con le presine per non scottarsi, magari con su motivi natalizi, renne e ghirlande. Ma lo vedete quello che vedo io, critico visionario, ponte tra una generazione che ha fatto i soldi straparlando e un’altra che straparla sognando i soldi? Riuscite a notare il salto quantico di questo Natale? No, non è la prevalenza degli stranieri (dei britanni, prevedibilmente) sugli italiani, anche se è vero che non sussiste nei precedenti elenchi di strenne. No! Hanno indovinato quelli che hanno risposto “Nessuno del terzetto di alta gamma ha debuttato nel secolo precedente”.

Ok, aritmeticamente doveva succedere prima o poi – inoltrandosi in questo secolo, intendo dire.
Però è successo nel 2015. E un po’ io ce l’ho, la sensazione che il pimpante giovanilismo di facciata di governo e opposizione abbia finito per fare breccia. Così come Boldi e De Sica sono stati sostituiti da Zalone e Berlusconi da Renzi, allo stesso modo Pausini e Antonacci non appaiono nel presepe, pur presenziando in top 5 in guisa di pastorelli. Significa che lo svecchiamento, tanto invocato, è arrivato? Non saprei – io nel dubbio, dubito. Però già che sono qui vi sottopongo il dato, affinché ci posiate qualche arruffato pensiero.

E dei tre re magi, che dire?

1. Adele. Di lei ho già parlato tanto. Per chi capitasse qui solo ora, ecco gli highlight di tanto pontificare, copincollati con malagrazia da TheClassifica 76 (sto inventando: non ricordo proprio il numero). Siccome è il disco dell’anno, merita questo remix.

⦁ “Io non trovo niente “da smontare” in Adele. Trovo che sia l’antitesi di ciò che è “montato”. Non è un prodotto, non ha studiato da star. Ora è un format, ma non lo era quando ha iniziato”.
⦁ “C’è una continuità evidente tra il primo disco 19, che forse un po’ di gente si è dimenticata, e il nuovo numero, questo 25. Vi annoia? Non può farci niente, Adele è questa cosa qui: una ragazzona maestra nell’arte di creare una tristezzina amichevole, consolatoria, e poi scagliarla in cielo e muoverla vorticosamente come Topolino fa con le stelle nell’Apprendista Stregone di Fantasia“.
⦁ “Sono ammirato, quasi sbigottito da come un approccio alla musica così lineare e vecchio stile riesca a mettere in riga tutti gli iperproduttori maghetti del plink e del “uuuh!”, nonché tutti quelli che sbavano per il fantasma di una contemporaneità confusa, molto presunta, molto presuntuosa. La verità che il successo di Adele mette sul tavolo, è che l’orecchio, come la pancia, non è felice se ci infiliamo cose artefatte. E appena può va a cercare la buona minestrina di nonna Adele”.

2. Coldplay. Di loro invece no, non avevo parlato. Non vi stupirò con una difesa acrobatica: A head full of dreams è brutto. Sì, BRUTTO, come le brutte persone. Di una bruttezza pacchiana. Buon per gli haters, anche loro hanno ragione ogni tot; però il disco brutto capita sempre ai grandi gruppi e ai grandi solisti – e io insisto, sfidando il vostro beffame, che i Coldplay sono un grande gruppo. Anzi, a distanza di, boh, sarà un mese?, spezzo una lancia per il singolo, quello che fa Dedadà o qualcosa del genere. Quando passa per radio, crea un abisso con tutto il resto dei singoli da top 30. Adesso, vogliamo fare un processo al resto dei singoli da top 30?
No, non ora, amici. Devo passare a Marco Mengoni, ho molte cose da dire su di lui.

3. Marco Mengoni. E invece no – le molte cose su Mengoni me le tengo come argomento principale della prossima TheClassifica, la cui uscita, mi dice l’editore, è prevista nelle prossime 48 ore. Questo perché è venuto il momento di riflettere su una cosa, a proposito di Marco Mengoni. Ovvero: volevamo una popstar. Sì, volevamo tanto una popstar. Volevamo intensamente una popstar, con tutto il nostro febbrile anelito. E ci hanno dato quella popstar.

E adesso?
E adesso?
E adesso, eh?

Capitolo V 

La FIMI ha reso noti i dischi più venduti di TUTTO il 2015. Caramba, che solerzia: un tempo lo facevano tipo a giugno. Anche qui vi sottopongo una slide. Eccola:

GLI ALBUM PIU VENDUTI DEL 2015
1) Lorenzo 2015 CC – Jovanotti
2) TZN – The Best of Tiziano Ferro – Tiziano Ferro 
3) Out – The Kolors
4) 25 – Adele
5) Parole in Circolo – Marco Mengoni
6) Il Bello D’esser Brutti – J-AX
7) Sanremo Grande Amore – Il Volo
8) Le Cose Che Non Ho – Marco Mengoni
9) Passione Maledetta – Modà
10) Giro Del Mondo – Ligabue

Undici cose da dire, sui social, sugli album più venduti del 2015.

1. Il più vecchio è MiticoLiga 2. Mi, i TheKolors! 3. Ehi, c’è una straniera! 4. Non c’è il rap. 5. Però ci sono due ex-rapper. 6. Quello de Il Volo è un EP di cover. Costa poco. 7. C’è due volte Mengoni. 8. Eh, sì. 9. DUE album di Mengoni. 10. Ok, c’è altro? 11. Sì! Guardate la gallery qui sotto, sui più venduti degli anni precedenti.

2014.
1. SONO INNOCENTE, VASCO ROSSI
2. THE ENDLESS RIVER, PINK FLOYD
3. TZN – THE BEST OF TIZIANO FERRO

2013.
1. MONDOVISIONE, LIGABUE
2. GIOIA … NON È MAI ABBASTANZA!, MODÀ
3. BACKUP 1987-2012 IL BEST, JOVANOTTI

Bene. Intanto mi pare di poter dire che Jovanotti e i Modà, vendono tantone. Ma soprattutto, all hail Tiziano Ferro. Per due anni consecutivi sul podio dei dischi più venduti e con lo stesso medesimo aggeggio. Beh, salute. Io non credo proprio fosse mai successo prima, a nessuno.

(e con questo, qui ho finito, e passo alla parte terza)

Capitolo VI

Lui si era ucciso per Natale. Molto regalato anche il box di Francesco Guccini, altrimenti non sarebbe sceso dal n.10 al n.21 già a partire da Santo Stefano (o come diciamo noi dei media, “boxing day”). Spiace che nessuno lo abbia preso per San Silvestro, si poteva usare La locomotiva per fare il trenino. Pochi hanno regalato The ties that bind del Boss Springsteen, solo n.40. Ma naturalmente quello che tutti volete sapere è chi ha vinto la disfida dei dischi di canzoncine natalizie. Ebbene, Grandmaster Bublé, al n.16, stacca Il Volo, n.20 (ma si consolano con tre titoli in top 30). Mette di buonumore vedere che Tony Hadley (n.41) sopravanza Mario Biondi, Andrea Bocelli, Mariah Carey e Mina.
Miglior vita. Mi duole dirvi che la tradizione di commemorare i defunti a Natale è andata un po’ persa: niente John Lennon nella top 100, ma neppure Fabrizio De André. Solo 8 album di artisti che hanno lasciato questa valle di LOL. Li guida Pino Daniele al n.46. 
Il fattore. Urban Strangers non hanno fatto il botto previsto ma okkupano il n.12 anche dopo le feste; Giosada galleggia al n.25, i Moseek faticano intorno al 70mo posto.
Pinfloi. The dark side of the moon al n.56 precede The wall al n.58, ma mi pare di poter dire che non c’è rancore tra le due parti. Wish you were here giustamente sta molto dietro, al n.79, rmente la raccolta One foot on the door ricompare in classifica solo dal 26 dicembre in poi, nel deprecabile precariato di un n.97. Stanno bene e vi salutano (anzi, vorrebbero che voi foste lì) l’album di David Gilmour (n.36) e il The wall di Roger Waters (n.66). Ma so cosa vi state chiedendo: e The endless river, il paladino della vinilità? Dopo aver passato nove mesi in classifica tra il n.30 e il 50, di colpo a novembre nel giro di tre settimane è uscito dalla top 100. Si dev’essere improvvisamente sparsa la voce che non era un granché.