AMARGINE

TheClassifica 76. De Gregori è meglio di Dylan, e questo titolo serve solo per attirare la vostra attenzione

“A conoscere bene la natura de’ populi bisogna essere principe, e a conoscere bene quella de’ principi bisogna essere populare”

(un famoso social manager)

 

Benvenuti. State bene? Spero vi troverete bene su questa pagina. Farò del mio meglio. Basta con ruvidità e asprezze.
Da oggi, sarò entusiasta e costruttivo. Sono stufo di rimanere a casa mentre gli altri vanno a Miami e diventano amici degli artisti e degli influencer e si ritwittano tutti tra loro. Non voglio più mettere a disagio le case discografiche e gli uffici stampa e i giornali per cui scrivo. Si cambia. Sarò moderato e inclusivo – e se non vi va bene fuori di qui, BASTARDI – ché siete voi, VOI che volete vedere il sangue, volete il titolo cattivo da condividere. Io invece vi tirerò i fiori come faceva quello smidollato lagnoso vegano di Morrissey – sì, insomma quello straordinario artista che è dentro tutti noi – ci deve solo provare a entrarmi dentro: gli rigo la fronte con le chiavi, Dio caramellaio.

…ehm.
Beh, datemi tempo.
Ci devo un po’ prendere la mano.

Entusiasta. Costruttivo. Moderato. Inclusivo. Perché sì.
Per amore, e per furto.
Sono qui per imitare, proprio come De Gregori.
Ma non per l’imitazione in sé.
Perché la questione non è De Gregori che fa Dylan. 
Quanto: De Gregori da compagno a compagnone.

Prima versione. (“Il primo è un cane di guerra”)
Il principe DeGregori che si concede ai media, che si racconta a Sky. Che duetta a tutto spiano. Che firma i cd nelle Feltrinelli, che fa i selfie. Che chiude l’Expo. Ma soprattutto: DeGregori che diventa affabile. Altro che “Guarda che non sono io”. Oggi è inclusivo. Ed entusiasta. Viene da pensare a quando per lanciare Ninotchka con Greta Garbo, il pubblico americano fu raggiunto da uno slogan che annunciava l’incredibile: “Garbo laughs!”.
Ora non posso fare a meno di domandarmi se DeGregori sta con Vale. Se ha una social manager. Se ha Netflix. Se ha invitato i giornalisti più bravi in un albergo con piscina, se è felice che Starbucks arrivi anche in Italia. Se farà un video che si presterà di buon grado alle parodie e ai meme, se anche a lui Loredana Berté ha mostrato le tette come rivela l’altrettanto ciarliero Franco Battiato (a quello che ha raccolto l’imminente autobiografia della Berté, peraltro – che strano), se farebbe il giudice in un talent, che The Voice ne sta cercando uno o due.
Non sappiamo ancora niente di tutto questo. Però il DeGregori compagnone è andato al n.1 in classifica con Amore e furto, un disco di sole cover di Bob Dylan in teoria molto meno commerciabile dell’ultimo Sulla strada (novembre 2012, entrato al n.6).

A me, devo dire, il DeGregori compagnone fa strano. Come anche il Battiato compagnone, beninteso. Ma mi fa anche piacere, sono contento per lui. No, davvero, non sto presupponendo che sia sceso a compromessi. Sembra diventato una persona piacevolissima. Sapete quella strofa “Da qualche parte c’è una casa più calda, sicuramente esiste un uomo migliore”. Forse ce l’ha fatta, è diventato quell’uomo migliore. Forse oggi ha le spalle larghe. Forse è possibile diventarlo. Uno su mille ce la fa. 
(gawrsh, di nuovo Morandi)

L’unica altra volta che avevo incrociato DeGregori (aveva appena pubblicato Pezzi) (la cui cosa migliore era il titolo) era esattamente altero e scostante come me lo avevano sempre descritto. Invece adesso oh, mi ha pure firmato il disco. E io gli ho pure chiesto di firmarmelo.
Quindi, DeGregori torna al n.1 perché dal momento che a essere premiato è sempre il soggetto cantante, e non l’oggetto cantato, il pubblico, teh, lo premia. Mentre castiga Bennato che trova insopportabile. Dai, chi lo vuole il disco di un antipatico? Chi la legge la rubrica di un critico menoso? E’ tutto molto semplice e non ho niente da obiettare.
Ah, nel caso vi abbia colpiti il particolare dell’autografo (colpisce anche me, in effetti): non era per me, ma avrebbe potuto. Ogni tanto penso che se i Rolling Stones hanno potuto costruire una legittima carriera partendo da Chuck Berry senza che nessuno glielo rinfacciasse, non si capisce perché da noi si sia rinfacciato a DeGregori di averne costruita una partendo da Bob Dylan. Facendo, ogni tanto, cose così belle che nemmeno Dylan ci sarebbe mai arrivato. E ogni tanto, cose così pesanti che nemmeno Dylan ci sarebbe mai arrivato.
(per esempio, ogni tanto mi si accapponano ancora i denti pensando al pezzo su Craxi. “Si atteggia a Mitterrand, ma è peggio di Nerone”) (ma nemmeno il più scrauso dei rapper)

Però sapete cosa? 
Questa versione non mi basta.

Seconda versione. (“Il secondo è un bastardo”)
Forse la questione invece è proprio De Gregori che fa Dylan.
Perché è un punto di non ritorno e nel contempo uno zenit, un “chiudete la canzone d’autore” invece che “chiudete l’internet”. L’implicito che diventa esplicito. L’amore e il furto ma anche la soggezione e il limite. Il nostro monumento che imita il loro monumento.
Naturalmente, non tutta la canzone d’autore (italiana, ovviamente) (conoscete altri Paesi che usino questa espressione tossicchiante?) nasce imitando Dylan, né nasce con DeGregori. Ma è indubbio che DeGregori sia il cantautore al centro dell’immaginario italiano, persino più dei (pochissimi) colleghi di maggiore successo. Alla parola “cantautore”, il più veloce dei nostri neuroni scatta e tira fuori la sua figurina cantautora e principesca.

(se adesso il vostro neurone tira fuori la thumbnail di Fossati o di Guccini, gli mando il mio neurone a fargli brutto) (…comunque datemela per buona e lasciatemi finire il ragionamento) (o quello che è)

Che DeGregori approdi definitivamente alle sponde da cui era partito mentre nuove generazioni di cantautori cercano di approdare a lui, crea un loop infinito. Che genera un sacco di fantasticherie ed elucubrazioni. Tipo: e se fosse un invito? Tipo: non seguite me, seguite LUI? E se ognuno degli attuali big dichiarasse un giorno il suo amore e furto? Messo con le spalle al muro, chi sceglierebbe Jovanotti? E Ligabue? E Tiziano Ferro, e i Negramaro, ed Elisa? E i Modà?
(ehi, questo sì sarebbe interessante) 
Cosa scopriremmo ? Alla fine, dovremmo gettare a mare ogni illusione di avere una musica italiana che non sia Volare-ooh o Il Volo-ooh? Che non è vero, però maledizione, non siamo riusciti nemmeno a far conoscere Azzurro a quei selvaggi
(tanto per fare doppietta di spot pubblicitari identitari)

Mah. Qualcosa ancora non mi convince. Strappo anche questa.

Terza versione. (“Il terzo ha un padrone. Non sa dove andare, e comunque ci va”) (…lo so, sarebbe il quarto) (ma poi capirete)
Forse la questione non è il cantautore italiano che fa il songwriter americano. Anche Boss Springsteen ha fatto un disco di brani di Pete Seeger; tra l’altro, uno dei suoi dischi migliori. Forse la questione è farlo adesso. Perché è come dire: non so più cosa fare. Non so più cosa dirvi. Volete più poesia, meno poesia, più commento sociale, più autobiografismo, più acqua, meno acqua. Quindi faccio quel che si faceva cinquant’anni fa, quello che faceva De André ma anche Mogol: prendere i pezzi stranieri e adattarli, portarli sulla nostra tavola con su un po’ di basilico. Perché no, non è vero che siccome sappiamo l’inglese, leggiamo i giornali e i siti delle due nazioni intelligenti ed evolute che ci sono su questo pianeta, e guardiamo le serie tv in lingua originale, allora ci siamo sprovincializzati. No, è proprio un sintomo raffinato della resa, del fatto che non siamo mai stati ai margini dell’impero come ora.
(oh, anch’io guardo le serie tv in inglese, non cercate punti deboli nel mio ragionamento: ce li ho messi già io) (ma guardo anche Gomorra e persino Romanzo Criminale coi sottotitoli, se è per questo) (credo di avere un problema con l’italiano delle scuole di dizione) (e le vostre considerazioni sui miei problemi coi dialetti extralombardi sono assolutamente corrette) (lo dico con entusiasmo e garbo e affabilità) (…cavrù)

Quarta versione. (“Il quarto è una cagna”) (ed è…) 
Forse la questione è che DeGregori semplicemente esce nella settimana giusta. Questo pomeriggio, la pur interminabile TheClassifica che avete davanti sarà già scaduta, con l’entrata al n.1 di Laura Pausini, dodicesima n.1 diversa che abbiamo avuto da settembre a oggi.
A questo Paese decisamente manca una leadership.

Basta con ‘sto DeGregori! Manco fosse DeGregori. Il resto della top ten. Benji e Fede rimbalzano al n.2, da decimi che erano. Maximilian di Max Gazzé entra al n.3. Al n.4 c’è Il Volo, e al n.5 entra la raccolta di Gianna Nannini, Hitstory.
(brrr, che bel titolo)
Chiudono la top 10 Bocelli, Negramaro, 5 Seconds Of Summer, Umberto Tozzi (nuova entrata, al n.9), e TZN al n.10.

Escono dalla top 10. Gigi D’Alessio (uscito tre settimane fa. Non benissimo), Rocco Hunt (uscito due settimane fa. Non benissimo), Francesca Michielin (uscito la settimana scorsa) (dura poco, quel fattore lì), Dave Gahan (n.17) e Edoardo Bennato (n.22, uscito la settimana scorsa. Non benissimo).

Fattorino. Tre giudici di X Factor su quattro sono in classifica. Fedez al n.13, Mika al 32, gli Skunk Anansie al 75. Elio, se ricordo bene, pubblicherà qualcosa a febbraio.

Miglior vita. In classifica sei album di artisti o band il cui leader ha abbandonato questa valle di risate – guidati, appropriatamente, da Nevermind dei Nirvana al n.49.

Entrate pure. I Def Leppard entrano al n.36. Credo di non aver mai letto niente di positivo sui Def Leppard da quando esistono. Ma sappiate che se prima di uscire di qui dovesse capitarvi di mettere su Hysteria, non avrei niente da obiettare. Era l’altra faccia delle ballate alla Bryan Adams: voleva essere carezzevole, ma metteva a disagio. Lo so che era a tanto così da Only solutions dei Journey. Che comunque.
(ehi, cosa vi devo dire. Non vi ho mai detto di ascoltare quello che ascolto io, eh. Di questo mi dovete dare atto. Sono protettivo. Oltre che moderato e inclusivo e leale eccetera)

Sempre lì, lì nel mezzooo. X di Ed Sheeran, al n.45, è l’album da più tempo in classifica: 73 settimane. E se pensate che questo sia strano, sappiate che l’unico altro disco che da più di un anno resiste in top 100 è My everything di Ariana Grande (53 settimane). 

Pinfloi. Perché che ci crediate o no, anche The dark side of the moon è uscito di classifica 40 settimane fa – e poi è rientrato subito. Ora è al n.33 – è salito di una posizione. The Wall invece ne perde una, ed è al n.38. Ditemi se non sembrano il prezzo della benzina, questi due. Wish you were here scende al n.47. The endless river n.65, la raccolta A foot in the door è al n.84. Animals continua a non comprarlo nessuno, e Obscured by clouds immagino sia al n.19.455. Ed è comunque troppo.

PS
Oh, un momento! Intendevo dire (costruttivamente, moderatamente, entusiasticamente) che è troppo per noi italiani, incapaci di apprezzare un capolavoro sottovalutato di nicchia rivelatore della grandezza compositiva di un gruppo che implodeva la forma-canzone dilatandola psichedelicamente eccetera. QUESTO intendevo, garbatamente, empaticamente, nonpregiudizialmente.
Non ci credete? Venite qui a dirmelo. Forza. Su. Sono qui. Eh? Allora?

2 Risposte a “TheClassifica 76. De Gregori è meglio di Dylan, e questo titolo serve solo per attirare la vostra attenzione”

  1. Ridi ridi, che la mamma ha fatto i social.

    Ciao Paolo, magari già lo sai, magari no, io te lo dico lo stesso.
    Da quando sono una stagista sottopagata in una multinazionale frequento i social solo sui mezzi di trasporto o comunque di nascosto perché pare brutto aprire Facebook sul computer aziendale, no? Invece un articolo di Amargine può essere serenamente scambiato per un foglio excel. Quindi, in sostanza, stamattina sul tram vedo dallo smartphone che hai pubblicato un nuovo TheClassifica, memorizzo, e arrivata in ufficio cerco su Google “the classifica” e mi escono solo i tuoi articoli del 2008 su Macchia Nera.
    Morale della favola: se ti si googla si trova solo il Paolo meno recente. Forse hai bisogno di un social media manager che ti curi la SEO.

    Scherzo eh.
    Un abbraccio, Gianni.

    1. Uhm.
      Beh, non nego di essere un completo sprovveduto in materia, ma pensavo che da quando sono passato alla major Altervista, la SEO si curasse da sola (il che non fa che ribadire che sono uno sprovveduto). Farò tesoro di quanto mi dici. Grazie.

I commenti sono chiusi.