AMARGINE

TheClassifica 59 – Mi vergogno per GiannaNannini perché lei non lo fa (introducing “Irrilevanza Molesta”)

Premessa uno: se un disco vi piace, se una canzone vi piace, buon per voi. Avete ragione. Non c’è critico o blogger che possa portarvelo via. Premessa due: se un artista entra nella sua fase di Inconsistenza Assoluta, questo non inficia quello che ha fatto di buono in precedenza. Premessa tre: una volta quando mi apprestavo a demolire un album, non facevo queste premesse. Mi sono rammollito, non sono più quello di MiFist. O forse sono entrato nella mia fase di Inconsistenza Assoluta. Ma questo non inficia quello che ho fatto di buono in precedenza, giusto?

Però. Tuttavia. Ahimè. Dopo l’Inconsistenza Assoluta, c’è l’Irrilevanza Molesta.

Considero Hitalia di Gianna Nannini uno schifoso, miserabile bastardo molesto, un lurido pappone che dovrebbe vergognarsi di mostrare la faccia in giro.

Ecco, non avevo mai insultato un disco. Però Hitalia me le tira proprio fuori. Forse mi sentirei meglio se lo prendessi a ceffoni – ma siccome sono una persona civile mi limiterò a sbroffare livore su internet, come fanno tutte le persone ammodo. E insulto LUI, non MiticaGianna.
Giusto per raccontarvi Hitalia: sono diciassette cover (ah, le coover, le coooover. Ormai uno dei mali del nostro tempo) di megapezzi nazionalpopolari italiani, da Il cielo in una stanza a O’ sole mio, da La canzone di Marinella a Caruso, da Il mondo a Dio è morto. Un gigantesco karaoke con la scusa dell’arrangiamento ròcche e con la voce di MiticaGianna che esaspera ogni notaaaah trascinaaandolaaah con la sua passioneeeeh italianaaah. Nell’album Io e te c’era già stata una pericolosa avvisaglia, l’inqualificabile versione tutta handclap e chitarroni di Nel blu dipinto di blu che avevo ritenuto un dazio spaghetti und mandolino da pagare al suo pubblico bavarese.
Ma non mi aspettavo sinceramente che una 60enne miliardaria avesse un tale bisogno di apparire e di vendere da mettere insieme questa nanninizzazione caricaturale dei nostri più ovvi traditionals (il pezzo più recente e meno scontato, per farvi capire il coefficiente di audacia, è C’è chi dice no, 1987) (almeno ci avesse messo qualcosa di Albano o Toto Cutugno, un omaggio a chi questo tipo di robe apertamente peracottare le fa da sempre beccandosi un fuoco di fila di naselli in faccia).

L’ascolto è sconsolante, irritante. Ma non mi do pace perché non vedo perché. Bisogno di soldi? Aveva stretta necessità di portare qualcosa a X Factor? Aveva un disco da pubblicare a tutti i costi e Isabella Santacroce ha finito le scempiaggini da farle musicare?
(pare impossibile) 
Se proprio sentiva il bisogno irresistibile di fare una sorpresa alla sua pargoletta nata famosa (“Guarda, piccinah: Miti’aMamma è al n.1, ‘ome la Fiorellamannoia”) poteva fare un disco di canzoni natalizie, sarebbe stato più simpatico. Non c’è alcuna giustificazione per questa Bocellata.

Non ho un problema di lesa maestà – lo so che ti piacerebbe, MiticaGianna, fare per l’ennesima volta la parte dell’anti’onformista che sfida i parrucconi – ho un problema con canzoni di antica dignità che sono patrimonio anche MIO, ci pago le tasse (…non so in che modo, ma probabilmente succede) e vengono svilite, rese imbecilli, piegate al manierismo del rock pucciniano e della voce graffiata. Completamente escluso è il pretesto di “far arrivare i classici ai ragazzi” (e te ne incarichi TU, che hai 60 anni, col tuo ròcche stravecchio?)
Quando poi intona “Io penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, a un futuro che ha già in mano”,è lì che io sento l’orrore per la suprema autoindulgenza di MiticaGianna e della sua Miticagenerazione. Perché la verità è che questo disco è l’abbraccio soffocante di una mamma vecchia e mai stanca di protagonismo, di copertine, di vantarsi del proprio ribellismo. Sono decenni che MiticaGianna fa la ribelle italiana professionista, come spesso succede alle ragazze nate ricche. E questa ribellione, questi decenni passati a ricordare che lei ha lavorato con Conny Plank, questa sfida ròcche alle fondamenta della canzone italiana dove approda? Che ci crediate o no, al pavarottismo supremo, ovvero a Mamma lacanzonemiapiùbellaseitu, la canzonettaccia dell’Italia piagnona e fascista. “Mamma! Sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più!”

E magari qualche consigliori di MiticaGianna le suggerirà di cantarla in modo IRONICO – ma voglio proprio vedere se ci riesce, un’artista che ha il suo pregio nell’essersi sempre presa sul serio, e il suo difetto nell’essersi sempre presa sul serio. Vedi l’introduzione parlata a L’immensità (“Io Don Backy l’ho conosciuto da piccolina, mi son presentata vestita di pelle dicendo…voglio far la cantante… lui mi disse il personaggio c’è… voglio sentir la voce…” – e pronti via immensitando a squarciagola). Vedi le variazioni su Dedicato di Fossati: “Dedicato all’Italia e a chi l’ha vista sulla stradaaah, noi abbiamo quel che abbiamo… Dedicato all’Italia! All’amoreall’amoreall’amorreeeehhh”. Gesùbambinopienodiregali, ma quanto devi aver schifo del tuo pubblico. Quanta dedizione narcisa alla quantificazione del proprio successo, al numero uno, al numero di like, di follower, di visualizzazioni. E dopo, dove andiamo?

(segue invettiva contro il Paese Reale che non è l’élite ironica che ghignetta sugli U2, ma è e continua ad essere i milioni che per vent’anni hanno vezzeggiato deliziati Berlusconi, LaRussa, Gasparri e Mussolini, e ora si beano di Salvini e hanno una voglia insopprimibile di un’esistenza cinepanettona – un Mondo di Mezzo in cui gli ascoltatori di MiticaGianna sono le forze del Bene, figuratevi quelle del Male) 

(ma non ce la faccio) (mi viene solo da dire, mestamente: Nannini, ma vai in mona) (e non è nemmeno un insulto – specie per lei)

Restodellatopten. TZN scende al n.2. Rock or bust degli AC/DC entra in classifica al n.3. Non c’è molto da dire su questo disco. Mi piacerebbe ci fosse, eh, in fondo chi non ama the thunda from downunda. Però persino per il divertimento più innocente arriva il momento dell’inconsistenza assoluta – il che va a dimostrare che niente, neanche incrociare riff e cannoni è banale, riesce se sei – occhio ora, eh – ispirato. Completano la prima diecina MiticoVasco (n.4), Pink Floyd (n.5), Modà, One Direction, Francesco DeGregori, Fiorella Mannoia e Fedez. Esce subito dalla top ten David Guetta (n.15), ne esce dopo un tempo interminabile Biagiantonacci.
AndsothisisChristmas. Il disco di Natale di Mario Biondi è al n.11, quello di Marco Carta al n.13, quello di Valerio Scanu al 17.
(sì, hanno fatto tutti e due un disco di Natale)
Christmas di Michael Bublé è al n.20, Merry Christmas di Mariah Carey al n.50, Magia di Natale Deluxe di Cristina D’Avena al n.52.
Pinfloi. The dark side of the moon perde una posizione, ma fondamentalmente gira su se stesso al n.47; The wall guadagna 4 posizioni e sale al n.57, Wish you were here ribadisce il suo n.86, l’oscurantista raccolta A foot in the door è al n.88. Fanno cinque dischi dei Pink Floyd in classifica. Curiosamente, cinque sono anche gli album dei defunti in classifica.
Miglior vita. Curiosamente, gli album di defunti in classifica sono cinque come per i Pink Floyd.
Nessuno mi dice mai niente. Ehi, è uscito un nuovo disco di Dargen D’Amico. Entra al n.35 e si chiama D’io. Il che mi fa sovvenire che il libro di Morgan Castoldi si chiama Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio. Lo ha pubblicato Einaudi.
Einaudi? Sì, Einaudi.

Ho finito.

(“Ehi, un momento” “Ohé, eccoti. Arrivi solo ora? Ormai ho finito” “Avevo da fare” “Sì, ho saputo. Come è andata?” “Bene, dai. E tu? Hai guardato X Factor?” “No, scemo, come facevo? Ero con te” “Ah, beh, per forza. Beh, cosa volevi sapere?” “No, tu cosa volevi sapere” “Sì, dunque. Solo una cosa. Com’è che la TheClassifica sui ricchioni (i ricchioniiii), quella uscita prima di questa, era la numero 60, e questa è la 59?” “Okay, mi sono sbagliato” “Certo. Parli delle posizioni in classifica, e sbagli le posizioni delle tue rubriche” “Ma perché lo devi far notare, non se n’era accorto nessuno” “Seh, come no” “Posso dissimulare l’imbarazzo con una innocua facezia” “Tipo?” “Ti eri mai accorto che in Giannanannini ci sono SEI enne?” “Sei?” “Sarebbe come se Totti si fosse chiamato TitoTotti” “Ma no, fanno cinque T. Casomai BattistaTotti” “È vero, ma Tito mi piaceva di più” “Hai finito le cose da dire, vero?” “Stavo illustrando il passaggio da Inconsistenza Totale a Irrilevanza Molesta” “Ah, sicché era per una buona causa” “Vedi” “Bravo” “Avrebbe dovuto chiamare la figlia Nina Nannini” “Che occasione perduta”)