AMARGINE

TheClassifica 44/2021. Ed Sheeran, l’arte di essere sempre, e sempre, e sempre =

So che non c’entra niente. Ma viviamo in un’epoca in cui i critici musicali hanno il nome d’arte.
Ogni tanto, al pensiero, mi viene voglia di aggredirmi da solo in un vicolo buio, menarmi, derubarmi e allontanarmi lasciandomi lì esanime.
Perché ho sempre più paura che sia tardi per mollare tutto questo. Sì, lo so che poi per metà di loro non è solo un nome d’arte, è anche per non farsi beccare dal capoufficio o dai fornitori. Ma ce l’ho con voi in ogni caso. Sì, con voi. Perché non mi avete avvertito, quando ho iniziato? “Fermati! Trova un mestiere dignitoso! Non farti fregare da The Fat Of The Land e da Mezzanine! Tra meno di 25 anni tutto quello che sarà rimasto della tua generazione sarà un furioso dibattito sui Maneskin e su quelli a cui non piacciono i Maneskin e sui VERI motivi per cui non gli piacciono i Maneskin. Se proprio vuoi continuare in questo trastullo imbarazzante, fallo con uno pseudonimo buffo e picaresco intanto che nel mondo reale ti guadagni da vivere come una persona adulta – i più ragionevoli lo faranno”.
Beh, però, visto che sono qui. Ho una domanda. Vi piacciono i Maneskin? Vi piacciono più o meno di Ed Sheeran? Oppure: li schifate più o meno di Ed Sheeran?
Non rispondete, non è importante. La VERA domanda è: avete sentito parlare del nuovo album di Ed Sheeran?
Non molto, vero? Ok, so che ho fatto quasi la stessa domanda nell’ultimo episodio, a proposito di Ultimo. Però qui stiamo parlando di una megastar globale, una delle quattro-cinque che fanno i numeri veramente, veramente grossi. La settimana scorsa il suo segnetto ÷ ha raggiunto 244 settimane di permanenza continuata nella classifica ITALIANA dei presunti album: in pratica, è lì da quando è uscito, il 3 marzo 2017. Il Primo Ministro era Gentiloni. I Soul System avevano appena vinto X Factor. Al cinema, il film più visto della settimana fu Kong: Skull Island. Accidenti, che giorni ricolmi di Storia, vero? Non riesco a concepire momento migliore per l’era del Segnetto ÷, che gli affezionati chiamano Divide. La settimana scorsa Ed Sheeran ha pubblicato un nuovo segnetto: si chiama =, non è il diretto successore di ÷ perché tra loro si è frapposto un album di megaduetti che non è andato bene quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Il segnetto = appena uscito ha scalzato Ultimo dal n.1 dopo una settimana di regno, ed è subito diventato
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Il numero uno. Ma di nuovo: avete sentito parlare del suo album? Siccome non mi state dando risposte convincenti, mi sbilancio io: sapete che è uscito. Niente di più. Non sapete cosa c’è dentro, cosa dice, que pasa. Magari avete sentito qualcosa per radio oppure l’Algoritmo vi ha infilato un suo pezzo nella playlist perché secondo l’Algoritmo potrebbe piacervi. O al limite, non infastidirvi. Insomma, che fastidio può darvi un pezzo di Ed Sheeran? Dai, guardatelo in faccia, quella sua facciotta facciosa.
(“…Ecco, ora viene la parte in cui pontifica”)
Facciamo un discorso di grana un po’ grossa. I fenomeni musicali globali fino ad oggi hanno anche avuto un qualche rilievo culturale e sociale, no? Elvis, i Beatles, Michael Jackson, Madonna, Spice Girls, Eminem. Per loro il mondo diceva “Un momento – avete sentito (o visto) cosa stanno facendo?”. Non voglio fare stupide liste, immagino che abbiate qualche nome da aggiungere (o togliere), e che si potrebbe discutere su quanto sia stato importante Bob Dylan (o un altro nome a vostra scelta) pur non essendo mai stato n.1 in Giappone.
Però, prendete Drake: è mai stato realmente un fenomeno commerciale in Europa? Eppure le statistiche degli anni Dieci lo danno come dominatore del mercato per almeno due anni (e mezzo). Ma è come quando a fine partita scopriamo che la squadra che diligentemente ha fatto venti tiri in porta in 90 minuti, ha poi pareggiato (o addirittura perso) contro quella che ne ha fatti due. Siamo in un’epoca di estasi numerica, e Quelli Del Marketing (così chiamati in ogni società che si rispetti) sono in orgasmo continuato come Woody Allen nel Dormiglione. Malauguratamente, da quando i numeri stabiliscono tutto quello che ci piace, ecco che – LOL – nulla piace più come prima. Persino quelli che vendono più dischi secondo i criteri delle case discografiche riunite (l’IFPI) non riescono a rappresentare qualcosa: dopo Drake, è toccato per la seconda volta a Taylor Swift. Insomma, voi passereste una mezz’ora a parlare di Taylor Swift? Che c’è da dire, realmente, di Taylor Swift? Da anni ormai non c’è fenomeno musicale per cui il mondo, o anche mezzo mondo, o anche un decimo di mondo, o anche solo semplicemente il mondo della musica si fermi realmente (tutti speravano in Billie Eilish. Ma ora come ora tutto sembra essersi fermato allo sguardo ittico e ai capelli che comunicano disagio giovane. Intendiamoci, Instagram chiede proprio questo, mica si formalizza sulla musica, su cosa contiene l’album – ma quasi sempre neppure il singolo. L’anno scorso i re certificati del mercato mondiale sono stati i BTS, che personalmente trovo molto interessanti e ascoltabili. Sono stati al n.1 in USA e addirittura al n.3 nel nostro Paese permeato di nobile razzismo con l’album più venduto/ascoltato dell’anno in tutto il pianeta, Map Of The Soul: 7. E tuttavia, con la migliore buona volontà, prima di chiamarli fenomeno globale mi tocca andare a cavillare su una cosa. Il disco-fenomeno ha venduto in tutto il mondo 4,8 milioni di presunte copie. Delle quali, 3,7 in Corea del Sud. E sapete alla fine dell’anno in quanti Paesi del mondo Map Of The Soul, uscito in febbraio, era risultato il disco più venduto/ascoltato di tutto il 2020? Due. Corea del Sud e Portogallo (…non chiedete). Negli Stati Uniti, è entrato tra i venti dischi più venduti aggrappandosi al ventesimo vagone. In Italia, è stato il 68mo disco più ascoltato.
Qui è dove vi guardo in silenzio con aria significativa e le braccia allargate e con un gesto teatrale col quale cerco di comunicare la possanza del mio argomentare.
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Qui è dove riprendo. Da anni ormai non c’è fenomeno musicale per cui il mondo, o anche mezzo mondo, o anche un decimo di mondo, si fermi realmente. Credo che tutto questo, a Ed Sheeran vada benissimo. In un settore come la musica, che ora come ora sta andando in una sola direzione che potremmo chiamare “Suoni che piacciono ai vostri telefoni”, una mediocrità generalizzata e coltivata finisce per incoronare chi di quella mediocrità fa un’arte. Nella Mia Umile Opinione, Ed Sheeran non ha nemmeno degli haters: chi perderebbe tempo a odiarlo? Del resto, molti elementi lo fanno sembrare simpatico, anche se magari sono calcolati: apparire nel film Yesterday (facendo miglior figura che in Game Of Thrones), avere la battuta migliore in un fulmineo dissing con Noel Gallagher, essere amico di Elton John (tutti gli amici di Elton John sono simpatici. Oh beh, anche i nemici: Keith Richards, David Bowie, Madonna, Lily Allen). Poi, non neghiamolo: è inglese, e questo viene sempre vissuto come un marchio di qualità: in pratica, è un’eccellenza del territorio. Grazie ai Beatles e a quelli che li hanno seguiti prontamente nel secolo scorso, Sheeran gode di una rendita di posizione che non avrebbe mai avuto se fosse nato altrove (che so, a Milwaukee o Parigi o Genova o Melbourne, è uguale) e avesse fatto lo stesso identico pop globalone, e si giova della spinta di un’industria discografica mondiale nella quale Londra è da decenni in posizione di forza assoluta. Eppure, VOI avete sentito (parlare di) Segnetto =, il nuovo album di Ed Sheeran?
Io no. E non è mica un disco per ragazzini, “Se non vi piace siete vekki” eccetera. Io e voi siamo il target. Tutti sono il target. Non ne ho sentito parlare in nessuna bolla. Che c’è da dire? Niente. Però l’ho ascoltato. Cosa posso dire? Niente. Il nuovo segnetto è perfettamente insignificante. Non che sia sgradevole – a meno che non vi aspettiate qualcosa. Può essere irritante se avete delle pretese, ma se non vi fate stupide menate per la musica, o se siete in pizzeria o dal dentista, ci sta benissimo. Questa settimana Ed Sheeran è al n.1 tra gli album con un brano in top ten (come Ultimo) che è Bad Habits; uno al n.12 che è Shivers, e poi un altro giù al n.66. Con queste premesse normalmente il Segnetto = non potrà durare molto al n.1 ma una buona strategia con le playlist può tenerlo in classifica due anni, infliggendolo alla gente di riffa o di raffa, perché tanto quando ti capita un suo pezzo è come un chicco d’uva, non ti porta in Paradiso ma non è che lo sputi. Anzi, un sacco di gente ne prende altri 30 di quei chicchi, perché la massa alla fine dà qualche sensazione (al netto ovviamente dei semini). Però Segnetto = tende all’insapore eccetto quella nota lieve di malinconia zuccherina; le sue canzoni somigliano a miliardi di canzoni già sentite. Nella ritmica, nella costruzione, nei testi, nel melodismo pop ostentatamente britannico, nell’attitudine di ennesimo nerd che ottiene la sua rivincita, lo Sheeran della porta accanto non ha veramente nulla di originale ed è la sua forza strapotente, la chiave che gli apre tante porte di casa. Credete che sia facile essere così insapori eppure dare l’illusione che ci sia un sapore gradevole? Forse pensate anche che sia facile essere un opinionista televisivo. Oh, affatto. Bisogna lavorarci, al nulla: rispettarlo, dargli uno spin. C’è un famoso video in cui Sheeran spiega come ha composto Shape of you (3 miliardi di ascolti su Spotify) (TRE MILIARDI) e con orgoglio espone la fine arte di mescolare l’ovvio, il ritrito, il prevedibile e l’insulso, ottenendo l’Inutile – ma quell’Inutile di cui vi potete fidare perché insomma, tutto il resto è impegnativo ma l’Inutile non vi tradirà mai, non verrà mai meno alla sua missione.
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Però Ed Sheeran ha una cosa da dire. Un solo proclama, implicito: la sentenza feroce sul pop come materia in continua evoluzione. Sarebbe potuto uscire identico nel 2011, e sarebbe stato uguale (=). Sarebbe potuto uscire identico anche nel 2001 – e in quel caso sarebbe stato un disco blandamente interessante, anche se sospetto che sarebbe commercialmente naufragato non appena comparato ai rampanti Coldplay, che rispetto a lui sembrano i Doors. Ma il punto non è il passato, bensì il futuro: potenzialmente il Segnetto = potrebbe essere in classifica anche nel 2031, dimostrando che Ed Sheeran potrebbe essere stato il primo a capire quello che l’Algoritmo già sa: non si sta muovendo più nulla. L’unica opzione è che appaia qualche innovazione tecnologica tale da dare uno spintone in avanti a questa che un dì ritenemmo arte popolare: uno strumento musicale che imiti alla perfezione il canto di Dio, oppure qualche strumento di fruizione che la tolga dai telefonini e ce la porti nell’aria o nel cibo, oppure direttamente all’interno del corpo. Ma più probabilmente tra una decina di anni il pubblicone si sarà stancato non tanto della musica di Sheeran, quanto della sua facciotta facciosa. E al suo posto ci sarà la facciotta facciosa di qualcun altro che Quelli del Marketing avranno sottoposto all’Algoritmo, da James Arhtur a Lewis Capaldi a Tom Walker, altri adorabili cuccioloni arruffati un po’ uncool da far entrare con fiducia in salotto, di sicuro non sporcano.
Il resto della top 10. Solo di Ultimo abbandona subito la prima posizione e si accomoda al n.2, e rimane sul podio anche Blanco al n.3 – il che significa che a scenderne è Sandrina Amoroso (n.6). Dietro a Salmo, stabile al n.4, entra al n.5 Nayt con Doom. Chiudono la top ten i beni immobili di quest’anno: Rkomi, Madama, Sferoso Famoso e di nuovo, i Pinguini Tattici Nucleari. Uno di questi giorni bisognerà parlare di loro, vero? Non oggi.
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Altri argomenti di conversazione. Tra le nuove entrate, da segnalare al n.17 X Factor Mixtape Vol. 2 (wow, che viralità anche questa edizione), e al n.18 Alma di Gaia (ora voi fate finta di non conoscerla ma arrivò al n.3 l’anno scorso, quando aveva degli Amici). Escono subito dalla top ten Mecna & Coco (attualmente n.16), Duran Duran (n.50) e Dream Theater (n.66), mentre escono dopo due settimane dalla top 100 l’album dei Purple Disco Machine e Let It Be dei Beatles; abbandona dopo due mesi invece l’album degli Iron Maiden, che fu n.1.
Lungodegenti. Tra gli album, recap veloce e stavolta senza titoli dei dischi che sono da più di due anni in classifica: Ed Sheeran (già detto), Ultimo, Capo Plaza, Salmo, Gazzelle, Lazza, ancora Ultimo, Pinguini Tattici Nucleari (uno di questi giorni bisognerà…) (…ma NON ORA), Geolier, ThaSupreme.
Sedicenti singoli. Sembra quasi una bocciatura quella per M%N di ThaSupreme, che dal n.2 scende subito al 13; Kumite di Salmo resta in vetta, e risalgono Mi fai impazzire (n.2), lo storico duetto tra Blanco e SferosoFamoso, e Tu mi hai capito (n.3), lo storico duetto tra Madama e SferosoFamoso. Gli ITALIANI, giustamente ostili alle novità, mandano in top 30 un solo singolo tra le NuoveUscite, ed è Wallah di Ghali, che irrompe di prepotenza al n.27. Sei canzoni di Ultimo escono dalla classifica. Noto eziandio che a differenza di quanto succede tra i presunti album, solo un sedicente singolo è in classifica da più di un anno, ed è Scrivile scemo, uscito 80 settimane fa, dei Pinguini Tattici Nucleari. Uno di questi giorni – sì, uno di questi giorni: One of these days. Come minacciavano del resto i
Pinfloi. Viviamo in un mondo in cui The dark side of the moon ha dato uno dei suoi colpi di reni ed è risalito dal n.97 al 77. Però è anche un mondo in cui The wall non rientra più in classifica, mentre A momentary lapse of reason in una nuova versione con la batteria ri-registrata più di trent’anni dopo, come se questo potesse cambiare qualcosa, entra al n.13. È un mondo che non può avere il rispetto di Roger Waters – ed essendomi dato come obiettivo quello di essere musone e paranoico quanto lui, nemmeno il mio.
Però grazie di aver letto fin qui. A presto.