AMARGINE

TheClassifica 39. Sulle fortune del maschio ubersexual

Comic Sans non ha mai fatto male a nessuno. Maledetti fontofobi, chi siete voi per giudicare. Quanto disprezzo, quanto rancore, quanta ansia di affermare le mille verità definitive che puntellano i nostri giorni. Per esempio: Biagio Antonacci. Pensate di possedere qualche verità su Biagio Antonacci? Io l’ho pensato per anni. La verità era che Antonacci mi ispirava una felpata ripulsa. E lo fa ancora. Non per tutto il suo repertorio: salvo qualcosa del primo sprovveduto periodo, inizio anni 90 (epoca durante la quale comunque non c’era cantante pop italiano che non fosse microbico di fronte a Raf), però senza dubbio mi infastidisce da Iris
(compresa)
a oggi e con l’unica eccezione di un piccolo guizzo come autore, ovvero Tra te e il mare scritta per Laura Pausini. Canzone della quale ha peraltro pensato bene di riappropriarsi inserendoci il riff di chitarra di Start me up dei Rolling Stones – così, patang, con un senso di sé e della musica popolare completamente nulli, con un’incongruenza così orgogliona che ti chiedi se veramente è valsa la pena di prendere in considerazione Antonacci anche alla lontana in quanto rappresentativo di qualcosina. Io sono anni che vado di trinciapollo su di lui, ma oggi preferirei non farlo. Perché ogni tanto mi sento anche scemo, e li capisco quelli che lasciano perdere e lanciano la propria scomunica verso gente che a tutti pare, pacificamente, meglio di Antonacci, tipo i Coldplay o Bruce Springsteen

(oh, non guardate me) (ehm) (okay, d’accordo: lo faccio anch’io, ma io lo faccio con tutti – perché si sa che è il mio birignao, giusto?)

perché in fondo prendersela con Antonacci è come prendersela con la Santanché: vuoi mettere, scannarsi su Renzi o Civati.

Pure, io qualche arrogante risposta a questo ventennio di strapotere Antonaccesco ogni tanto vorrei che me la dessero. Le mie sono risposte flebili, da uomo malmostoso, probabilmente anche infastidito per motivi animali di antagonismo maschile: riduco l’Uomo di Rozzano a fantasia erotica femminile, a sogno proibito delle acquirenti da Esselunga e Ipercoop, e insisto a fare di lui il campione di quella categoria negletta, oscurata tra metrosexual e retrosexual e hipster, che erano – o meglio avrebbero dovuto essere – i famosi übersexual. Quelli sensibili che sapevano piangere. Quelli che si prendevano la colpa se era finita, quelli che rantolavano che erano contenti se lei adesso era a letto con un altro, quelli che “L’amore ti annaffia e ti gonfia le guance, ti mette le ali e vai su”. Quelli che anche se stanno cantando “Mi fai stare bene” o “Sarà sempre festa”, hanno il tono di chi ha uno spiedino conficcato nel fianco. Biagio non alza mai la voce né si percuote il petto, non è come noi orangutan. Anzi, ora ha pure deciso di ostentare una sua debolezza: in copertina ha gli occhiali, ché la vista comincia ad andare giù. Non so di che marca siano, mentre nel disco precedente era stata sua premura comunicare che indossava dei Ray Ban Justin (“un modello casual, dalla calzata molto comoda e leggero”, diceva il comunicato stampa). Nel brano che apre L’amore comporta c’è questa strofa:

“Arriva il grillo 
Si siede sulla spalla
Parla e mi dice
Dai Biagio, tu vivi
Vivi per stupirti
Mai per consumarti
L’hai sempre fatto
Se cadi poi vivi
E sarà sempre festa”.

(…Nota bene. Grillo, minuscolo. Credo)

Ma passiamo ad altro, giacché si sappia, io vivo per stupirvi (mai per consumarvi). La settimana scorsa ho saltato la TheClassifica. C’era ancora in testa Rocco Hunt, quindi cosa avrei potuto dirvi? Beh! Avrei potuto dirvi che il n.1 annunciato, Moreno, si era fermato al n.2. Dove si trova tutt’ora. Piccolo smacco. Doveva essere il disco dello sdoganamento, con l’approvazione del governo del rap (Gué Pequeno e J-Ax) (che J-Ax is the new Morgan è troppo tardi per dirlo?) e un paio di nomi per le mamme (Alex Britti e Fiorellona Mannoia) e solo un pizzico di Amicizia di Maria (Annalisa). Ma Ruocc’, attualmente terzo, ha imposto la sua spietata legge.

Corro frettoloso dal n.4 al n.10: MiticoLiga, Stromae, Francesco Renga, Sandrina Amoroso, Pharrell (che comincia a dare sui nervi ai trendsetter) (a me, no), Shakira, 99 Posse. Escono dalla top ten Roby Facchinetti ed En?gma, rapper sardo del giro di Salmo, se non sbaglio è di Olbia anche lui. Era entrato al n.4. Al n.11 altra nuova entrata, gli R5. Con quel nome, sembra pericolosamente una boy-band, vero? Ci siete andati vicini. È una boy-band della Disney con dentro una ragazza, anche lei ovviamente la più carina della scuola, ma centrata su un cantante genere “cioè troppo <3 <3 <3, no vabé ciao”.

Al n.12, gustosa sorpresa. Impennata di, nientemeno, Sal Da Vinci! Lo so che vi confondete con Giò Di Tonno. Che errore pacchiano! Giò, Sanremo lo ha vinto (come dimenticare!) mentre Sal arrivò terzo (come dimenticare!). Non so bene come abbia fatto questo rimbalzone dal n.53, tra la seconda e la terza settimana dall’uscita. Sono andato a vedere se era successo qualcosa di particolare, ma è saltato fuori solo che Salvatore Michael Sorrentino (cioè Sal) qualche settimana fa ha messo sulla sua pagina Facebook lo status “SAL DA VINCI IN COMA! A breve il referto medico. State tutti con noi, staff” con foto di lui intubato – poi però, dicono autorevoli fonti di informazione, è intervenuto per rassicurare i fan: “Ciao a tutti, tranquilli Sal sta benissimo la foto che hanno pubblicato era una foto di scena del nuovo video di uno dei brani del nuovo album in uscita SE AMORE È! Il colpevole e il regista Gabriele Paoli!!! Un abbraccio affettuoso a tutti da Sal e dal suo staff!!!”.

Sal ha specificato che la foto è finita su Facebook PER ERRORE. 
I fan non l’hanno comunque presa bene.

Sal, vale la pena che lo sappiate, ha fatto partire il suo tour da Atlantic City, poi ha fatto tappa a Parigi all’Alhambra, quindi si è esibito all’Eliseo di Roma e all’Augusteo di Napoli con quello che lui definisce “Un viaggio nella bellezza, una bellezza che viaggia in tutto il mondo, attraverso le canzoni”. Il suo album Se amore è ospita Clementino, Gaetano Curreri, Gigi D’Alessio, e ha come arrangiatore e produttore il topico Celso Valli. Ve l’ho detto chi ha prodotto il disco di Antonacci? Come metà dei numeri uno in classifica degli ultimi due anni, è prodotto da Michele Canova.
Sal, vale la pena che sappiate anche questo, ha debuttato come cantante quando aveva 5 anni, duettando con il padre Mario, grosso nome della sceneggiata, nella canzone Miracolo ’e Natale. Ha debuttato come attore a 9 anni in Figlio mio sono innocente! Nel 1994 ha vinto il Festival Italiano della Musica di Canale 5.

…Ecco, lo sapevo. Adesso volete sapere di Giò Di Tonno. Beh, a voi piacerebbe poter dire che è sparito. Invece no, un anno e mezzo fa ha vinto la seconda edizione del bel programma Tale e Quale Show, condotto dal Bravocarloconti. Giunge nuova, vero? No, ma continuiamo a parlare del quinto anniversario del decimo anniversario del quinto anniversario della morte di Kurt Cobain, noi.

Al n.82 entra Anna F., ovvero l’austriaca con la canzone sgallettina, DNA. Mi secca confessarlo, ma è un disco che mi ha spiazzato. Non è un capolavoro, ma non è questo il punto. E’ che potete divertirvi a trovarci dentro un’ottantina di altre artistine, tutte delle quali stimabili ancorché pallide: da Imogen Heap ad Adele a Suzanne Vega a Dido ad Anouk ad Anna Ternheim (ma persino Frida, se mi provocate) (forse, ma forse, anche un vagore di Anna Calvi). C’è una voce soffiante e un’idea di pop abbastanza retroversa che ha reclamato un suo posto al tavolo dei grandi ma (mi chiedo se a causa dello strapotere percepito delle divas) non è mai davvero decollato in passato, e che verrà prevedibilmente uccisa dal singolo di successo più o meno come capiterà (ora gliela tiro) a Lykke Li. Tutto questo mi serviva per dire che invece Lana Del Rey scende dal n.34 al n.46, e compie 115 settimane in classifica. Ora: se questo dato fosse attendibile

(ma insisto che non la bevo, che ogni settimana da due anni, novanta persone – diverse – entrino nella Feltrinelli più vicina a casa e comprino la Lana)
potreste persino arrivare a convincermi che c’è effettivamente un pubblico che domanda questo tipo di pop. Mentre l’airplay radiofonico invece gli butta addosso i Clean Bandit (n.1 tra i singoli), che io li picchierei – no, davvero, dovreste togliermeli da sotto le mani, perché gli farei del male – sì, a tutti e quattro, anche la violoncellista
(disprezzo i violoncelli, e con la faccia schifata, anche) (sono l’equivalente sonoro del vino rosé) (e da vent’anni infestano le colonne sonore del cinema italiano) (per quanto mi riguarda, il cinema italiano è La Grande Violoncellata) (se mi imponessero di scegliere tra i violoncelli e Antonacci, io ve lo dico: sceglierei Antonacci)

Vuoti incolmabili: nove dischi di morti in classifica, escludendo i Bee Gees (n.100) (con Saturday Night Fever) (l’hanno passato di recente, forse tanto è bastato, su Iris) (tanto per tornare ad Antonacci); è vero che ne resta vivo solo uno, però quell’uno è Barry Gibb.

Bollettino Pink Floyd: The Dark Side of the Moon scende dal n.45 al 54, The Wall scende dal n.68 al n.73, mentre Wish You Were Here esce momentaneamente dalla top 100. Wish You Were Here ogni tanto fa di queste cose, non so perché. Come vorrei, come vorrei che fosse in classifica.

3 Risposte a “TheClassifica 39. Sulle fortune del maschio ubersexual”

  1. Ormai vivo nella segreta speranza che al prossimo concerto, dopo l’inconfondibile riff, Mick Jagger intoni un “o ritorni qui o resti lì ma ci divide il mare e non sai nuotare” (col testo vado a memoria…).

  2. io sono un uomo fortunato: non credo di conoscere nesuna canzone di biagio antonacci, non guardo/ascolto niente che contempli elisa/pausini/renga
    e vengo qui a leggere per farmi due risate, senza conoscere i 3/4 dei nomi che leggo

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