AMARGINE

TheClassifica 34 – La vita è belga

Nel 2001 Fabiofazio prese 28 miliardi di lire da Tronchetti Provera per non fare niente. Decise che non lo voleva sulla sua La7, e gli cancellò il programma a 3 giorni dal debutto, pagando una penale fantastica. E’ anche vero che l’Inter, all’interno della quale Tronketti rappresentava il dirigente scafato e lucido, quell’anno pagò 42 miliardi al Parma per Sergio Conceicao.
(e 18 per Sorondo)

Comunque, attualmente Fabiofazio prende dalla Rai un milione e 800mila euro l’anno. Escluso Sanremo.
Wikipedia riferisce che tra le sette case di cui è proprietario, quella di Celle Ligure consta di una piscina olimpionica.
Sto cercando di farvi capire che 100mila euro stanno al nel portafogli di Fabiofazio come 100 euro stanno nel mio. Centomila euro, li avrà guadagnati solo con quegli ameni spot del Lotto.
(ricordate di giocare responsabilmente)

Perciò, non so voi, ma io lo avrei fatto. Nei panni di Fabiofazio, la settimana scorsa sarei andato a Savona o a Varazze dove c’è il suo Deposito, quello che fuori ha i cartelli con scritto “Sciò!”; avrei tirato su un saccone di dobloni e con quelli sarei uscito a comprare 6mila copie dei dischi di Stromae. O li avrei comprati su Amazon – dove chi ha comprato il cd di Stromae ha comprato anche quelli di Pharrell, Renzo Rubino, Riccardo Sinigallia, Arisa, Francesco Sarcina.
Poi con gli ultimi spicci avrei comprato anche 1000 del singolo di Arisa. Giusto per dimostrare che avevo ragione io. Che sì, tutti avete detto che il mio Sanremo non aveva i grossi nomi del pop internazionale, mentre la Maria ha arruolato per Amici il gotha dell’ospiteria ragionevolmente possibile, da Pharrell a Mary J. Blige. Eppure io, sì, io, Fabiofazio, ho preso uno che col disco precedente non era entrato nemmeno nella top 100 italiana, nonostante la hit Alors on dance, e l’ho gittato al n.1. Non solo grazie a Sanremo, certo – il grosso del lavoro lo fa sempre Che tempo che fa. Però avete in mente qualcuno cui sia riuscita una cosa del genere? E con un disco né italiano, né inglese né yanqui. Belga, come Eddy Mercxx.

Certo, mica si possono fare i miracoli (Sarcina replica il n.16, Rubino scende dal n.17 al n.22, Giuliano Palma sale al n.20, Antonella Ruggiero scende al n.27 e Sinigallia galleggia al n.30). Però è vero, dopo MiticoLiga (n.2) ci sono pur sempre, per qualche bizzarro motivo, Arisa e Noemi, seguite da Bruce Springsteen (detto il Boss). Quindi le prime quattro posizioni della classifica sono roba di Fabiofazio.
(tra un po’ parlo di Stromae, promesso) (ma in questo momento mi affascina Fabiofazio) (mi piace l’elenco dei suoi compagni di scuderia, gestiti anche loro da Beppe Caschetto) (a partire ovviamente da Luciana Littizzetto) (e Maurizio Crozza) (e Fabio Volo,Elisabetta Canalis, Daria Bignardi, Alessia Marcuzzi, Ilaria D’Amico, Geppi Cucciari, Neri Marcorè, Ficarra e Picone) (e Corrado Formigli e Lilli Gruber) (perché i giornalisti sono gente di spettacolo, cosa credete) (guardate ME) (e soprattutto) (Gene Gnocchi) (e se voi avete mai visto Gene Gnocchi alla Domenica Sportiva, intuite il potere totale, spaventoso, efferato che deve avere Beppe Caschetto)
E quindi, cosa vi posso dire di mastro Stromae. Racine carrée è un disco che ha soprattutto un merito: non potrebbe essere uscito in nessun anno che non il suo – a differenza di, che so, 21 di Adele: riesce persino a prendere la tastierona dance ignorante e farne uno strumento malinconico. È trasversale, esce dalla nicchia e ipotizza un mondo sonoro in cui il cafone è amico del blogger. In realtà anche se c’è un qualcosa del suo personaggio che evoca Mika (file under: eccentrici europei filiformi avec le papillon) sospetto che a Che tempo che fa abbia eseguito i brani meno caciaroni (Carmen, Formidable) però potrebbe esser piaciuto lo stesso al pubblico brizzolato grazie a un gusto così francofono che certe volte potrebbe andare in mash-up col più francese di tutti, Paolo Conte (…manca solo un po’ di du-dad-du-dad ogni tanto).
Ma perché ho aperto con le miserevoli illazioni su Fabiofazio? Sottintendevo che Stromae non merita di stare al n.1? No. Al contrario. Lo merita. Quindi, cosa ci fa lì? Ditemelo. Forza. Perchè non funziona così. Non qui da noi. Non è che esce un disco, la gente sente un paio di pezzi e dice: “Mi piace, lo compro”. Ma quando mai. Ci sono troppe cose in ballo, non è che si può manifestare un endorsement così impegnativo.
E questo, è il problema della gente, quello che per comodità chiameremo problema A – l’elettorato.

Però di problema ce n’è un altro (che per scomodità chiameremo problema T,6) – i teoreti. Dovete sapere che insieme a una quantità spaventevole di musicofili, ho passato la settimana a disquisire di cantautori italiani di nicchissima. All’inizio chiedendocisi se fanno bene o male al fegato, poi scavando sempre di più e domandandocisi se siamo autorizzati a chiamarli cantautori. Articoli, post, commenti, condivisioni su un tema che all’atto pratico si sostanzia nel n.44 di Brunori SAS e nel n.83 di Dente, usciti un mese fa e già lanciati verso il retrobottega. Siamo davvero l’orchestrina del Titanic, noi attenti osservatori delle tendenze.

(i libri-dvd Che Litti che Fazio – i duetti più divertenti e Che Litti che Fazio 2 – nuovi strepitosi duetti sono editi da Mondadori. Come i libri di Saviano e Fabio Volo, incidentalmente)

E a riprova del vero peso di noi crema del twitter, con tutto il cicaleccio che si è fatto su altri due ospiti di Sanremo, Paolo Nutini rimane al n.68 e Rufus Wainwright al n.92. Mentre là fuori, nel mondo reale, #Ale di Alessandro Casillo rimbalza dal n.77 al n.8 come uno di quei tennisti scarsi che imbroccano la finale di un torneo in cui tutti si sono infortunati (vi ricordate chi è #Ale) (no, eh?) (un nonvincitore di Io Canto, la versione del Gerry Scotti di Ti lascio una canzone, quella roba per marmocchi)

The Dark Side of the Moon risente positivamente del miglioramento del tempo e sale dal n.64 al n.54, mentre The Wall traccheggia al n.65. I morti in classifica sono solo 9 – il nuovo entrato è Paco De Lucia, n.55, il più alto è sempre Fabrizio De André, reduce da Sanremo, al n.17. Ci complimentiamo con lui.

(ci sarebbe anche Beck al n.10) (ma questa settimana ho deciso di ignorare le nicchie) (a venerdì)

(sapete, in origine avevo intitolato questa TheClassifica “La grande belghezza”, ma poi sono tornato in me) (a proposito, voi cosa dite: Talking Heads in top 100 la prossima settimana, o no?)