AMARGINE

TheClassifica 30: è morto Lester Bangs

Insomma, il 2 febbraio 2014 il critico americano Lester Bangs è morto (e nuovamente di overdose) anche per la generazione che lo ha veramente idolatrato e imitato, cioè la nostra. Il Bangs di Philip Seymour Hoffman in Almost Famous è l’icona romantica, la coscienza-archetipo non solo del criticorock, ma anche del Prometeo che quest’epoca ha liberato: lo sfigato. Le leggendarie parole che Cameron Crowe fa dire a Bangs nel famoso dialogo telefonico (mezzo milione di visualizzazioni su YouTube, la quote più condivisa del film su IMDB) sono la riscossa assoluta di una stirpe di titani – nonché la messa a fuoco dei due, tre dogmi fondamentali e immancabilmente fauvisti della criticarock purista:
“Non diventare loro amico”.
(…Bangs era amicissimo di Lou Reed, saliva sul palco dalla J.Geils Band e si accomodava a scrivere la recensione a fianco del gruppo che suonava, John Cale produsse il suo delirante tentativo di disco)
“Prenderanno il rock e lo faranno diventare l’industria di ciò che è figo”.
(come dire che c’era stata un’età dell’oro in cui non lo era – l’epoca di Elvis, forse?)
“I fighi non hanno spina dorsale”.
(già, quei debosciati. Tipi da morire di overdose)

Non fatemi più scemo di quello che sono: io adoro leggere Lester Bangs. Poche volte nella vita ho letto elucubrazioni pesantissime, imbastite su una filosofia patetica, che mi abbiano strappato altrettanta ammirazione e sincero divertimento. Le pagine che preferisco, ancora più della famosa intervista con Lou Reed a colpi di tossicodipendenza e puerili provocazioni (“Di scrivere belle canzoni sono capaci tutti”) sono quelle in cui descrive esterrefatto e indignato l’enorme (ancorché sepolto, penso da una specie di revisionismo critico) successo dei Jethro Tull in America, per lui inaccettabile.
Il problema è questo: Bangs-Hoffman ha non solo scatenato in noi critici rock italiani (gli sfigati par excellence) la vocazione all’intrattenimento guascone, all’iperbole sognante, all’egocentrismo acrobatico (forse più di quanto abbia fatto un altro che ha generato frotte di epigoni: David Foster Wallace).
Ma ha anche sospinto tre quarti del plotone nella sua palude preferita: un luogo rockissimo in cui non bisogna mai fare i conti con ciò che piace veramente alla gente. Facile fare il cowboy quando sei nel tuo immaginario Far West (*). Prova a venire con me nella classifica italiana di questa settimana, Lester. Dimmi di Springsteen (il Boss) che conserva il numero 1, facciamo con settemila copie vendute, e Valerio Scanu che soffia il n.2 ad Alessandro Casillo (che scende al n.7). Scanu che è un artista indie (potete controllare, se volete) e che (lo dice Red Ronnie, e ne ha fatto una crociata) è boicottato dalla multinazionale nazionale: Feltrinelli.
(lo so, state ghignando che Feltrinelli ha ragione) (brutte, brutte persone che siete) (non dovrei frequentarvi) (vale la pena notare che il titolo dell’album che Scanu non ha potuto presentare in Feltrinelli si chiama: Lasciami entrare)
Dietro Scanu c’è Mika, come da tre mesi a questa parte. E con Springsteen, Scanu e Mika abbiamo un podio fatto da gente il cui successo non è precisamente radiofonico. Povere radio, non contano una mazzina. Ieri ho sentito questo dialogo affascinante a RTL 102.5.
Fabrizio Ferroni: “Compleanni di oggi! Mark Spitz”.
Cristina Borra: “Non so chi sia”.
Ferroni: “Un tuffatore, mi pare. E poi, Paolo Fresu”.
Borra: “Boh”.
Ferroni: “E anche Giancarlo Golzi”.
Borra: “Mah”.
Questa è la radio più ascoltata d’Italia, ed è la più ascoltata d’Italia perché è il niente, non comporta niente, riduce lo sforzo intellettuale e musicale a zero: non bisogna nemmeno sforzarsi di cercare la frequenza, è la radio perfetta per un popolo con una libidine autodistruttiva come nemmeno i lemmings.
(e prima che qualche grammar-nazi mi aggredisca: lemmingS l’ho scritto con la s per citare un pezzo di tanti anni fa)
(*) (ogni allusione a Mucchiselvaggi e Buscaderi è assolutamente involontaria, ma ora che me ne sono accorto, alludo)

Ma scendiamo più in basso di Mika. Al quarto posto comincia dolcemente a scivolare Mondovisione di MiticoLiga. Al n.5 e al n.6, due new entry! Greta, amica di Maria, con Ad ogni costo, e Dente, con Almanacco del giorno prima. Su Dente, non vi anticipo nulla, per correttezza verso un noto mensile, e anche perché lo vedo domani per intervistarlo, e lui non sa ancora che ho recensito il suo album con la mazza da croquet. Non diteglielo. In fondo non è pertinente ai fini dell’intervista, no? E poi è in buona compagnia: mi sono accostato al suo disco, a quello di Brunori SAS e a quello de Le Luci della Centrale Elettrica più o meno con lo stesso approccio felpato degli ussari polacchi con l’esercito Ottomano in rotta nella battaglia di Vienna.
Al n.7, ecco Alessandro Casillo. Al n.8, ecco Giorgia. Al n.9, ecco Laura Pausini. Al n.10, ecco Elisa. Via, via, non c’è niente da vedere qui. Andiamo al n.11, dove c’è Fibrillante di Eugenio Finardi, nuova entrata, prodotto da Max Casacci. Non sapevo nemmeno che uscisse il disco, si vede che l’ufficio stampa Universal si è di nuovo dimenticato di me. Ecco, Finardi era il rock italiano. Ma alla fine gli è toccato essere cantautore. Con qualche difficoltà: “Mi sentivo uno di quelli che a Disneyland vanno in giro vestiti da Topolino”. Non faceva dischi da sedici anni. E gli si potrebbe voler bene anche solo per questo: ci vuole più coraggio a non farli, i dischi, che a farli. Chissà com’è il disco. Una cosa è certa: è entrato in classifica più alto di Omar Pedrini, n.17. Poco, rispetto alla sua esposizione, vero? In ogni caso, gli vogliono bene tutti. E’ una persona gentile e disponibile. Per un bresciano, è parecchio.
Escono dalla top ten One Direction (n.12) Modà (urrà!) (oh, ma esulto col massimo rispetto) (n. 15) e Zen Circus (dal n.9 al n.32. Eh, beh). Però ci sono altre nuove entrate: n.19, Doctor Clapis con Il mio bambino in vendita a pochi euro, n.20 Rayden, rapper torinese, con Raydeneide; n.36 David Crosby con Croz, n.60 Roberto Cacciapaglia con Alphabet.

Ho aperto con Lester Bangs. Chiudo, coerentemente, con un po’ di pillole:

Michele Bravi, vincitore di X Factor, sale dal n.51 al n.46;
Lana Del Rey al n.45 è da 105 settimane in classifica. Sono due anni che un passabile quantitativo di italiani entra in un negozio e compra Born to die di Lana Del Rey. Disco che etichettammo più o meno tutti come un flop – perché con quell’hype, avrebbe dovuto vendere tantissimo, eccetera. Non mi ricordo, forse gli diedi tre stelle e mezzo. Vi farò sapere;
– Mentre Artpop di Lady Gaga scende al n.66;
– E mentre Lorde sale dal n.77 al 37, guadagno di quaranta posizioni. Tra Lorde e Lana Del Rey c’è un’affinità musicale. Però Lorde dice che i testi iperdrammatici di Lana le danno sui nervi. E dire che sembrano tutte e due le loro stesse zie;
The Dark Side of the Moon soffre il maltempo e scende dal n.44 al n.59.
Wish You Were Here si avvantaggia del maltempo e sale dal n.62 al n.54.
– Vi siete chiesti chi è Doctor Clapis? Ho googlato io per voi. E’ uno degli youtuber del momento. E’ distribuito da Sony. Tra le sue canzoni, Jenny la troia, Palla di merda, Finocchio di luce.
Sapete, spero che un giorno Doctor Clapis fondi un partito.