AMARGINE

TheClassifica 27 – Yes hello, we’re back, and we’re taking calls

“Punto alla luna. Male che vada, avrò danzato tra le stelle”. Slancio cosmico-esistenziale per l’ambiziosa Giovanna, 23enne calabrese trapiantata a Milano fresca di laurea in Relazioni pubbliche e iscritta a un master in Marketing e comunicazione alla Bocconi: “Voglio ottenere il massimo in tutto”.

Buon anno. Grazie per essere qui. Avete disfatto l’albero?

Non è per caso né per bagordi che non ho prodotto questa rubrichina per tutte queste settimane. Ecco il perché.
1. La classifica degli album più venduti nella prima settimana del 2014 è uguale alla classifica degli album più venduti nell’ultima settimana del 2013. 
2. la quale è uguale alla classifica degli album più venduti nella settimana che ha preceduto antivigilia e vigilia del Natale 2013
3. che nelle prime cinque posizioni è fondamentalmente uguale a quella della prima settimana di dicembre. Con una sola vera variante: scattato il 31 dicembre, una volta informati dai puntigliosi media che Natale era finito, gli italiani hanno smesso di comprare il disco natalizio di Mario Biondi.
(anche se non del tutto) (attualmente è al n.8)

Ma a parte questo, a inizio dicembre la parte alta della top ten era costituita da MiticoLiga, numero uno fin da quando è uscito, seguito da One Direction (attualmente al n.3), Laura Pausini (attualmente n.2), e Giorgia e Mika ad accavallarsi tra il n.4 e il n.5. 
Ma in definitiva, tutto uguale. Se pensate che io, briccone, vi stia fornendo solo la top 5 tanto per piegare i dati alla mia tesi, lasciate che completi la top 10 attuale, con nomi che potreste aver notato mentre TheClassificavo dicembre: Emma, Marco Mengoni, Modà, Jovanotti.
Tutto fermo, un pubblico che ogni giorno si fa la stessa selfie un po’ catatonica.

Tra i suoi difetti “il più grande è l’egoismo. Con le persone ragiono in chiave “dare-avere”. A volte prometto cose che non manterrò solo perché mi fa comodo, ma sto lavorando per smussare questo mio lato”. A bilanciare ci sono autoironia e ottimismo contagioso, “L’anno scorso mi hanno cancellato un volo un quarto d’ora prima di partire. Dopo due minuti di “arrabbiatura” mi sono messa a ridere per sdrammatizzare”.

Ditemi. Voi cosa preferite pensare? Che alla fine la povera Gfk che compila la top 100 riceva dai negozi dei dati messi assieme un po’ a spanne? Oppure che gli italiani che comprano album siano così prevedibili, monocordi, che non se ne trovino nemmeno cinquemila – per la top ten basterebbero, eh – che hanno un guizzo e per Natale decidono di regalare, poniamo, Beyoncé, “Che visto che ne parlano tutti di questa Bejonsì de l’ostrega, farà dei bei dischi, no? Sarà un po’ come la Uitney”. Invece, mentre in Usa entrava al n.1, da noi entrava al n.28. Questa settimana è n.26. Ed era al n.26 ANCHE la settimana scorsa. E non seguono nemmeno più Fabiofazio: gli uffici stampa si sfidano a caber toss come camionisti scozzesi pur di avere i loro pupilli a Chetempochefa, e tutto quel che succede è che la settimana dopo la loro apparizione i Negramaro (ospiti il 22 dicembre) salgono dal n.41 al n.38, oppure Samuele Bersani (ospite il 29 dicembre) rientra in classifica giusto al n. 63.
Oppure, altra ipotesi: chi compra gli album guarda la classifica e decide che quei dischi lì sono quelli che vale la pena comprare – visto che sono in classifica. In fondo era questo il motivo per cui le truccavano anni fa. E peraltro, prima che bolliate il popolo dei cd come dei pecoroni, risulta che anche i tre quarti di chi va su Spotify e Deezer e iTunes dia la sua bella occhiata alle charts per scoprire il mondo. E che anche le classifiche dei libri e dei film siano più che mai il riferimento per le scelte. Così come – clic, clic, clic – il numero di retweet, di followers, di pageview. Così come lo erano i sondaggi elettorali.
Ding! Pausa ad effetto.

A differenza di molti coetanei considera “la flessibilità del lavoro un’opportunità stimolante”. In politica apprezza Michela Vittoria Brambilla per il suo impegno animalista e oltre i confini le piace Angela Merkel, “Che carattere!”.

(e ora, l’interludio appassionato)

Quando (cinque anni fa?) ho cominciato a TheClassificare la classifica degli album, su www.macchianera.net, ero solito riportare tutto a Berlusconi, perché era l’attitudine culturale mainstream. Così, a seconda di chi ci fosse al numero uno, piroettando graziosamente spiegavo di volta in volta come e perché Marco Carta era come Berlusconi, o MiticoVasco era come Berlusconi, o gli AC/DC erano come Berlusconi, e i Baustelle erano come Berlusconi, e i Nomadi o Gianna Nannini erano come Berlusconi, tutti, tutti, perché in fondo, chi era il Numero Uno?
Ora il numero uno non esiste più, il numero uno è CONDIVISO, il numero uno siamo noi, siamo noi questo piatto di commenti. Un piatto piattissimo di commenti al niente, alla sclerosi che ci placca.
Ma, ding! C’è di peggio.

E i ragazzi? “Seduco chi mi piace con sguardi intensi. Nessuno può resistermi quando sbatto le ciglia! Però mi voglio iscrivere a un corso di pole dance per aumentare le frecce al mio arco. Detesto i timidi e gli insicuri, il mio ideale è un bohémien ribelle che mi dica “Domani partiamo per due settimane con Greenpeace e andiamo in Groenlandia a salvare le balene”. Curiosi di conoscerla? Provate sabato sera alla discoteca Magazzini Generali (tel. 02.5393948).

In questi giorni sono uscite anche le classifiche annuali. No, non quelle che hanno fatto tutti, i dischi più bellissimi. No: quelle dei dischi che sono stati – prosaicamente – acquistati. A proposito, avete mai notato che non diciamo mai che uno è molto acquistato, ma che è molto venduto?
(tipo un arbitro)
Ecco cosa risulta.
In Italia si vendono i dischi italiani. Nonostante tutte le nostre magistrali recensioni dei loro album, gli stranieri non fanno album abbastanza interessanti per noi. Nove dei dieci dischi più venduti sventolano il tricolore, po, popopo popooo, poo. Unici stranieri in top ten gli One Direction.
In Italia i dischi sono regali di Natale. Ciò che esce da gennaio a ottobre, cammina nella valle dell’ombra della morte: sui dieci dischi più venduti in tutto l’anno, cinque sono usciti a fine novembre.
In Italia, Mondovisione di MiticoLiga in un mese (è uscito il 26 novembre) ha venduto duecentomila copie. Sotto MiticoLiga, ci sono i Modà, la raccolta di Jovanotti. Poi, Moreno, Emma, Fedez, Mengoni. Tutti questi dischi, come quello dei Modà, sono peraltro usciti due volte: una in versione normale, una in versione deluxe e le versioni ampliate e quelle standard sono state conteggiate insieme. Completano la top ten due ventennali: 20 – The greatest hits di Laura Pausini (pubblicato a novembre) e Max 20 di Max Pezzali.
In Italia non sappiamo fare i singoli. Oppure: chi acquista i singoli, e tutto fa pensare che sia un pubblico più giovane, ha un po’ schifo delle canzoni italiane. Le conosce, ma non le compra.
In Italia, tra le dieci canzoni più scaricate c’è una sola canzone italiana, ed è la vincitrice di Sanremo, L’essenziale di Marco Mengoni, al n.3. La prima è Get lucky dei Daft Punk, la seconda Wake me up di Avicii. Ma quanto segue è ancora più interessante.
In Italia tra le dieci canzoni più suonate dalle radio solo una è italiana ed è L’uomo più semplice di MiticoVasco, al n.9. Al n.1 c’è Robin Thicke, al n.2 i Daft Punk, al n.3 i Capital Cities. La classifica dell’airplay radiofonico ha di interessante che i nomi veramente conosciuti ne escono pressoché bastonati. Guardate da voi il resto della top 10: Jutty Ranx, John Newman, Bastille, Bruno Mars, Avicii, Lykke Li. Fatto salvo MiticoVasco, per trovare una di quelle star piene di MiPiace bisogna scendere sotto il n.15, a partire da Jovanotti (n.16) o Katy Perry (n.21) o Marco Mengoni (n.27). Il che ci dice che molto probabilmente in Italia nella nostra epoca il passaggio di un pezzo alla radio è un discreto deterrente rispetto all’acquisto dell’album. Se fate un disco, ricordatevene. A conferma, Rockol fa notare che l’album dei Bastille in Italia ha giusto fatto una cumparcita al n.100.

Quindi forse l’idea è che in Italia i cantanti piacciono anche, ma non perché facciano belle canzoni. Non è quello, l’importante.

(now what was the question?)

Il futuro? “IN ITALIA, ma voglio viaggiare tanto”. Chissà, magari fino alla luna…

(Giovanna Landi è La Ragazza Da Sposare del numero di gennaio-febbraio 2013 del Magazine Style del Corriere della Sera; tutti i testi in corsivo di questa TheClassifica appartengono al relativo articolo di Gianluca Torti)

Una risposta a “TheClassifica 27 – Yes hello, we’re back, and we’re taking calls”

  1. Intanto leggo l’articolo di contrappunto sulla Sciacquetta* da Sposare di gennaio,
    e bestemmio….

    *mi sia consentita un’autocitazione:
    “Signora, sua figlia più che una sciacquetta è proprio uno sciacquone!”

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