AMARGINE

TheClassifica 23 – “Rosebud!”

Cosa abbiamo da dirci io e te, Classifica? No, davvero, cosa vuoi che ti dica? A Milano nevica dopo sei giorni di sole paradossale, e gli imperi cadono a pezzi, e rideremo delle farfalle dorate – ma intanto la raccolta di Laura Pausini è sempre al n.1. Ancorché in attesa di essere sollevata dall’incarico dal nuovo disco di MiticoLiga, in una transizione festosa quanto l’avvicendamento tra Natta e Occhetto. Visto anche dove votano i due fenomeni in questione. Ma poi, al numero 2, entra Giggetto D’Alessio! Rispetto al suo disco precedente, che era entrato in classifica al n.4, non v’è chi non veda come il centrodestra tragga sempre benefici dal promuoversi tramite Mediaset (Canale 5, prima serata, Questi siamo noi). Epperò rimani sempre dietro nei sondaggi, Giggetto. Mentre al numero 3, ecco il piacionismo renziano rampante – il quale, come è nella sua natura, rampa. E Jovanotti rampa in modo piacionissimo: n.3, in salita dal n.15, con Lorenzo negli stadi backup tour 2013. Che la FIMI valuta come presente in classifica da un anno esatto, 52 settimane. Questo, anche se 52 settimane fa il tour negli stadi non c’era ancora stato, e come potrebbe dirvi qualunque esperto, 52 settimane fa non era nemmeno il 2013. Si tratta evidentemente di tutt’altra creatura rispetto alla raccolta Backup, uscita un anno fa: questo è un live, quello era un greatest hits in studio. E’ un disco DIVERSO. Cionondimeno, sorridendosi piacioni, la FIMI/Gfk e Jovanotti decidono che è più bello se qualcosa da lui pubblicato risulta in classifica da un anno e accorpano le vendite, bella Lorè, hehehehehe, ma sì, facciamola pure questa cosa che se la fanno i responsabili delle charts inglesi, provvedono immediatamente a infilarli in una teiera. Continuiamo così, taroccando e piacionando, e ricordate che è, e sarà sempre, tutta colpa del Berlusconismo – since 1861. Tirem innanz.

Laddove Artpop di Lady Gaga lascia precipitosamente la top ten (…dopo. Una. Sola. Settimana) scendendo dal n.2 al n.14, si conferma al n.4 Mika con la sua raccolta di successi (sì, ci sono tutti e tre).
E qui forse dovrei dire, bipartigiano, qualcosa come “non v’è chi non veda come la gaiezza tragga sempre benefici dal promuoversi tramite Sky”. Invece no!, vi sottopongo due spigolature. La prima, è che ho scoperto che i due album incisi da Mika prima di questa raccolta di successi sono andati bene in Europa, anche benone in Francia, benino in Gran Bretagna, discretamente in Canada, ma davvero male, ma male negli Stati Uniti dell’America. Massimo piazzamento, n.29, contro una presenza in top ten ovunque. Per contro, Katy Perry, la persona con più follower con questo pianeta (48 milioni and counting), segue solo 127 persone, e tra queste c’è Mika.
(segue più persone di me, Katy Perry) (a proposito di Twitter: se non seguo voi, non è perché me la tiro) (è perché ho dei limiti oggettivi) (cioè, non è spocchia, di persona sono una pastona, davvero) (chiedete a chi volete) (però non ho mai afferrato benissimo come funziona Twitter, e soprattutto vado in ansia se qualcuna delle persone che seguo twitta più di 4-5 cose al giorno, mi viene come l’angoscia di avere in casa le persone più simpatiche del mondo che però non tacciono veramente mai) (non parlo di voi, però questo blocca le mie relazioni, dottore, è tutto nella mia infanzia) (però voi non prendetevela, davvero) (perché vi voglio bene, e molto. Più di certe persone che voi credete che vi vogliano bene, invece NO) (comunque entro Natale prometto di followare un po’ di persone in più)
(tanto vi dovevo) (e tanto vi dovrò)
(mmh, mi sembra impossibile che MiticoLiga non abbia mai scritto questa riga qui sopra)

Al n.5 c’è Robbie Williams col suo disco swing. Che secondo me questi dischi, a differenza di Michael Bublé (col quale duetta, in un trionfo di pacchianeria) Robbie riesce a venderli non perché siano sensati, ma perché la gente gli vuol bene
(ma MAI quanto bene voglio io a voi)
E d’altra parte come fai a non volergli bene quando canta No one likes a fat pop star – dimostrando, di fatto, il contrario. Al n.6 c’è …Adriano, di Adriano Celentano: è una raccolta di, capperi, 4 cd, che non è stata promossa con un programma televisivo – una volta tanto – ma solo con dichiarazioni di Claudia Mori sulla gaiezza di Rosalinda Celentano. E d’altro canto avendo usato tutti gli altri stratagemmi promozionali, cosa ti rimane. Al n.7, il disco natalizio di Mina, entrato un po’ basso ma aspettate che inizi a nevicare sul serio. Dietro di lei, via gorgheggiando, al n.8 la riedizione del disco di Emma, al n.10 la riedizione del disco di Mengoni, al n.9 Giorgia. Escono dalla top ten, oltre a Gaga, anche Renato Zero, Fiorella Mannoia ed Emis Killa, cosa che lascia le prime posizioni in uno stato di derappizzazione completa che non si verificava credo da marzo. ll che mi fa dire: sì, è stato il grande anno dell’hiphop italiano, eccetera. Però a Natale, no le chiacchiere, boys. Si torna all’ovile. E d’altra parte, Iddio lo benedica il rap italiano, almeno ci dà facce nuove, viventi, contemporanee. Stavo ragionando con un amico di una cosa di cui mi sto accorgendo colpevolmente tardi, ovvero il ritardo cronico degli appassionati italiani di musica. O anche: “Quelli che scoprirono i Doors negli anni Ottanta, i Rolling Stones negli anni 90, gli anni Ottanta negli anni 00, e Iggy Pop quando la tv iniziò a passare ossessivamente quella sua canzone, quella che fa tarara, tarara, tarara, tarara“). Se anche ci fosse in giro qualcosa di abbastanza forte e soprattutto COOL da polarizzare l’attenzione oggi, il pubblico italiano se ne accorgerebbe tra vent’anni. Nemmeno nel pop, con tutto che ci riempiamo la bocca di quanto sia pop la fase attuale. Le nostre charts e le nostre radio sono diversissime da quelle dell’Occidente.

Peraltro, per qualche motivo che non mi arrabatto a capire, Eròsse Ramazzotti balza dal n.55 al n.12.
(“Come no? E allora cosa stai qui a fare? Dai delle informazioni. Ci vuole un attimo, googla, scopri se è stato da Fazio o da Maria”) (“Ma no, non mi interessa, non è rilevante”) (“Perché invece le tue gnagnere sull’ansia da Twitter lo sono? Fai il tuo lavoro, pelandrone”) (“Lo sto facendo! Sto facendo della criticamusicale 2.0”) (“Infilandoci le parentesi e il meteo e la tua misera vita?”) (“Ma certo! E poi non sono mica così invasivo, se il lettore viene qui è una libera scelta; non vado mica addosso a nessuno, se ci pensi il blog non porta nemmeno il mio nome e non vado quasi mai in tv”) (“Eppure sei un così bel ragazzino. Dovresti”) (“Eh, quanto hai ragione”) (“Eh, lo so”) (“Eh, non me ne parlare”) (“Eh, ma d’altro canto”) (“Eh, ma poi la tv è scomoda”) (“Eh, effettivamente. Bisogna prendere la metropolitana e poi il tram”) (“Eh, mica vorrai andarci in macchina” “Eh, no. Con questo tempo”) (“Eh, ora basta. Di cosa stavamo parlando?”)

Raffica di nuove entrate contraddistinte da quell’umiltà apprezzatissima da Simona Ventura: al n.22 Lodovica Comello, cantante per bambini; n.23, Giovanni Allevi, pianista per bambini – col disco natalizio; n.30 gli Stadio, con una raccolta; n.31 Raffaella Carrà, con una raccolta; n.32 Cristina D’Avena, unica vera rockstar italiana, con una raccolta.
The Wall scende dal n.27 al n.39, nell’ambito di una settimana difficile per i Pink Floyd: anche The Dark Side of the Moon scende dal n.30 al n.41; lamenta più o meno la stessa perdita Wish You Were Here, che passa dal n.33 al 45. Sempre 11-12 posizioni, come se prendessero i dischi e li spostassero col righello. Mmh.
Sbraca dal n. 32 al n.54 il disco che doveva salvarci, Reflektor degli Arcade Fire, uscito 4 settimane fa. Sale dal n.84 al n.77 The Best of Nickelback vol. 1.
(sta arrivando una blanda punchline finale)
…“Volume 1???”

Ciao, statemi bene.

PS: aggiornamento.

Il giorno dopo la pubblicazione della graduatoria che ho sopra commentato, la FIMI ha modificato la classifica ufficiale, decidendo che effettivamente Jovanotti è sul mercato con due dischi diversi, dal titolo diverso, dalla copertina diversa, quindi non era tanto carino accorparne le vendite, facendo ottenere a Jovanotti un numero 3 in classifica. Pertanto il live in questione è stato sopravanzato sul podio da Mika, ed è sceso al n.4. Mentre la raccolta Backup, che evidentemente la maggioranza silenziosa ha smesso di comprare come fulminata dall’apparire del vero, è riapparsa molto più in basso, al n.31, inserendosi proprio tra gli Stadio e Raffaella Carrà.
Vi starete forse chiedendo a questo punto quanto venda Raffaella Carrà – e tutti i dischi dal n.32 in poi, visto che aggiungendo un numero31 a un numero4 si otteneva un numero3. O forse non ve lo starete chiedendo perché siete persone caratterizzate da una invidiabile, cicciosa serenità.

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