AMARGINE

Speciale Elezioni 2018: Italia vs Resto del Mondo – ClassificaGeneration cap.XVII

(Ok, mi sbilancio. Io dico: 40%. Di quelli che votano, beninteso)
(ma non preoccupatevi, pensate a quante belle polemiche ci aspettano, no?)

Nella classifica dei sedicenti album e in quella dei presunti singoli non è successo niente di particolarmente nuovo. Sfera Ebbasta è sempre al n.1 tra i primi, Cara Italia di Ghali è tornata al n.1 tra i secondi risuperando Una vita in vacanza de Lo Stato Sociale. Un giornalista di razza vi direbbe che così come il Paese va incontro festante a una nuova era politica, i suoi giovani abbracciano il nuovo linguaggio musicale trappuso.
Invece mi accingo a far notare, come argomento con cui potrete sparigliare i vostri imminenti dibattiti social sulle elezioni, il fatto che mai come in questa settimana pre-elettorale, sia la classifica degli album che quella dei singoli riflettano un nazionalismo galoppante e galoppino.

E se negli album è ormai da anni quasi normale la presenza di un solo straniero (Ed Sheeran) (segnatevi questo nome) tra i primi 20, tra i singoli rappresenta un segnale nuovo la presenza di otto (8) canzoni italiane in top 10 (tra le quali non manca Pem pem di Elettra Lamborghini, inno orgoglione alla stolidità). Qualcosa sta cambiando, anche al netto del nuovo sistema di conteggio della FIMI che privilegia gli streaming a pagamento (suggestivamente suggerendo che i giovani che spasimano per le top 50 globali, quasi certamente decisive negli ultimi 5 anni, siano utenti free). Dalla nostra hit-parade è quasi del tutto sparita la musica straniera, anche tra i singoli dove fino all’altr’anno i brani globaloni regnavano incontrastati. Dal n.1 al n.15, solo Drake ed Ed Sheeran (quello che vi ho detto di segnarvi) non sventolano il tricolore.

E un giornalista di razza vi direbbe che il Paese ha finalmente deciso che il proprio ombelico è un luogo affascinante e ricco di possibilità.
In realtà stanno succedendo cose interessanti anche nelle classifiche di altre nazioni. Se avete voglia, vi do una breve panoramica.

GERMANIA. Buuu, i padroni d’Europa, la Merkel, eccetera. Nell’operosa Bundesrepublik, l’HipHop dominiert auch die Single-Charts – con il canadese Drake e God’s Plan (n. 5 da noi). Alle sue spalle ci sono l’albionese Liam Payne & la kosovara Rita Ora, l’ucraino naturalizzato Olexesh feat. Edin, i britanni Rudimental featuring lo yankee Macklemore, e lo yankee Eminem featuring il britanno Ed Sheeran.
Tra gli album, al n.1 il gangsta B-Tight, figlio di un americano e una berlinese, poi il gangsta di Westfalia Curse, quindi Ed Sheeran e il rumeno ma anche lui ormai naturalizzato Peter Maffay – nonché la colonna sonora delle Sfumature di un colore che non ricordo di preciso.

Credo che quelle germane siano le classifiche più internazionali ora come ora. Tra gli Stati che ho ritenuto più pesanti, diciamo. Ma vi anticipo che la Svezia non mi interessa e la Russia non l’ho controllata – tanto, sarà piena di fake charts.

FRANCIA. Mangiarane spocchiosi, ridateci la Gioconda, Materazzi vi ha fregati etc. Al n.1 tra i singoli, i vecchi Indochine (se ogni tanto passate il confine, sapete). Poi Liam Payne & Rita Ora, Ed Sheeran, alcune robe “local” che onestamente non abbiamo mai sentito, da Louane a Toumani Diabaté a MC Fioti, ma anche il n.8 di Sena Kana (la Lorde giapponese) e il n.10 di Luis Fonsi & Demi Lovato, che da noi si accomodano al n.17.
Tra gli album, torreggia l’ex algerino Slimane, vero eroe contemporaneo: dopo esser stato respinto da da Nouvelle Star nel 2009, ha tentato con X Factor France, Popstar, poi Encore une chance, finché nel 2016 ha vinto The Voice. Il che va a dimostrare che un po’ come a scuola, c’è sempre un modo di far felici quei caini in cattedra, prima o poi lo si scopre. Al n.2 c’è Dany Brillant, il Bublé tunisin-ebreo dal nome brillantissimo. In generale in top 10 sarebbero autarchici quanto noi (anche se con molti più immigrati) se non fosse per Ed Sheeran (SEMPRE lui) e il n.8 di Melody Gardot, cantautrice jazzy americana, molto amata in Francia e Scandinavia (in Italia, un veloce n.52 nel 2015). Quindi fanno due.

Possiamo concludere che risultiamo più sciovinisti dei francesi. Rendetevi conto.

SPAGNA. Se pensate che il mercato italiano alzi poco, non avete mai parlato con un discografico spagnolo. Ma non siamo qui per questo, quanto per verificare se le classifiche ci dicono che abbiamo già tirato su i muri alle frontiere e buttato l’Euro. Quindi passiamo al confronto – beh, quello con le classifiche iberiche non è del tutto indicativo: gli viene facile essere cosmopoliti, perché tra un Enrique Iglesias, un Luis Fonsi, un Daddy Yankee e J Balvin, sono pieni di stranieri ma alla fine l’unico nella top 10 dei singoli che non canta in spagnolo è
(ta-dah!)
Ed Sheeran. Tra gli album più o meno la situazione è la stessa, anche se a svettare sono i ragazzi di casa: Pablo Alboràn, 28enne cantautore di Málaga, e Pablo Lòpez, cantautorissimo andaluso 33enne. In ogni caso il fervòr latino in classifica consente agli spagnoli di risultare più internazionalisti di noi. Pure loro. Ma ora usciamo dall’Europa.

REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA DEL NORD. Sorpresa: la presa globalmusicale degli altezzosi è in calo generalizzato persino in casa loro, eccezion fatta naturalmente per quelle produzioni sostenute con impegno dalle major. Però se tra gli album alle spalle della colonna sonora di The greatest showman c’è l’immancabile Ed Sheeran, in top 10 è svanito l’antico predominio del prodotto interno: ci sono Dua Lipa, Rag’n’Bone Man, Stormzy, Sam Smith, Justin Timberlake, Camila Cabello e Pink. Tra i singoli, al n.1 c’è Drake (che è canadese, preciso) (oh, anch’io mi confondo) (questa cosa di fare pure i campionati insieme agli americani) seguito dall’asse angloamericano Rudimental-Macklemore, da Dua Lipa, Post Malone, e poi Marshmello & Anne-Marie, altra joint-venture nel segno di quel sincero amore tra nazioni imperialiste che il 4 luglio 1776 non ha mai realmente sepolto. E quindi ora non resta che passare a

STATI UNITI d’AMERICA. Oh, ECCO qualcuno con le nostre stesse attitudini – anche nel mandare un ominide al potere. Solo Ed Sheeran come straniero in top 10 tra gli album, più Drake che però è tipo il loro Ermal Meta (ok, non proprio) (però suo padre era di Memphis Tennessee) e due non nativi tra i singoli – SEMPRE Ed Sheeran, la costante che unisce il pianeta, più la cubana Camila Cabello.
Ebbene sì, alla fine del nostro piccolo viaggio abbiamo scoperto a chi somigliamo. Come dicevano i nostri nonni: l’America, è qua.

Resto della top 10 (italiana) (degli album). Entra al n.2 alle spalle di Sfera Ebbasta la nuova raccolta giubilea di Claudio Baglioni – gosh, tutto sto sbattimento, e solo un secondo posto? Un anno fa non sarebbe successo, i cd lo avrebbero portato al n.1: se la prenda col nuovo sistema supergiovane. Però dal n.3 al n.6, c’è la sua kermesse: n.3 Ermal Meta, n.4 Fabrizio Moro, n.5 Ultimo, n.6 Annalisa (suo, en passant, il vinile più venduto) (non fate quella faccia). Entra al n.7 il rapper En?gma da Olbia, poi nuovo rimbalzo in avanti del disco di Giorgia (dal n.28 all’8), dovuto a vattelapesca cosa, al n.9 Divide di Ed Sheeran, uscito esattamente 52 settimane fa, quindi Alchemaya di Max Gazzé.

Altri argomenti di conversazione. Escono dalla top 10 Carl Brave x Franco 126 (ora al n.16), Red Canzian (n.20), e dopo sole 4 settimane, Emma (uh!), che non cade nemmeno benissimo: dal n.8 al n.25 (uh!). Sono rimasti solo due i dischi centenari in top 100: i Coldplay escono di classifica dopo due anni e due mesi, lasciando orfani la raccolta di TZN (al n. 69 dopo 170 settimane, sarebbero tre anni e tre mesi) e Hellvisback di Salmo (al n.47 dopo 108 settimane).

Miglior vita. Otto in totale gli album di artisti o gruppi guidati da artisti che hanno abbandonato questa valle di professoresse che traumatizzano i poliziotti. Li guida Tu che m’ascolti insegnami, box quadruplo di Fabrizio De André, quello della fiction Rai. Nevermind dei Nirvana (quelli di KURT COBAIN) (sapete, quello che…) (mmh, ok) che mi aveva fatto preoccupare due settimane fa scendendo al n.100 (hello, how low) è di nuovo in salute e dopo il n.83 di sette giorni fa ci regala un ammiccante n.69.

Pinfloi. Sale al n.36 The dark side of the moon e posso accettarlo. Sale al n.60 Wish you were here e non la prendo bene, non è che possa nasconderlo. Anche perché scende al n.67 The wall – però è una settimana pre-elettorale, si sa cosa c’è nell’aria, perciò continua a splendere, pazza matita copiativa.