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Gué Pequeno and the infinite sadness – TheClassifica 27/2020

Pre-visto. Non so quali rapper italiani abbiano pensato “Mmmh!” alla notizia che Kanye West (forse) si candiderà alla presidenza degli USA. So che da noi J-Ax avrebbe delle possibilità. Escludo che Fibra o Marra possano essere vagamente interessati. Fino a ieri avrei pensato casomai che uno che avrebbe potuto farci un pensiero potesse essere Gué Pequeno, ovviamente dopo essersi informato sulla paga. Non posso più pensarlo dopo Mr. Fini, l’album con il quale è tornato al

Numero uno. Mi aspettavo che zio Gué facesse un album totalmente zarrogante, con le allusioni iper-pop smaccate come aveva fatto riprendendo Oro di Mango o El Trago dei 2 In A Room. Mi aspettavo di vederlo mettersi a capo di una parata twerkante, pronto ancora una volta a calpestare compiaciuto l’idea stessa di credibilità, sfidando chiunque a dire che non può farlo. Invece, è stato quasi uno choc: in Mr.Fini non c’è traccia dell’ineffabile Hugh Guèfner. È un disco di una tristezza inaspettata, anche quando snocciola quelle rime smargiasse che ha insegnato a due generazioni di rapper italiani (“Il mio stato su WhatsApp, fratello, è sempre: Sono in banca” “Io sono la cultura, pura, cruda, cien por ciento”; “Il mio rap è troppo grande, fra’, in Italia è solo un bimbo”, “Vi abbasso l’autostima, perché le fighe di voi rapper le ho schiacciate io prima”. “Sputo su una generazione in posa: conosco i veri Tony, conosco i veri Sosa”).

I primi tra i 17 pezzi (non pochi) dell’album ribadiscono a più riprese che Cosimo Fini alias Gué Pequeno ha gli amici loschi che stanno o dovrebbero stare in galera per il bene di tutti. E malgrado qualche rima divertente e il flow sempre ad alto livello, istintivamente viene da skippare in cerca di canzoni farabutte e irresistibili alla Milionario, un po’ di fanfara per far due ghignate. Ma non ci sono. Andando avanti è sempre più evidente che il gangsta-movie non è di quelli allegri, è più tipo lo straziante Blow di Ted Demme, fratello del più noto Jonathan – morto giovane, molto probabilmente a causa della cocaina. Voi capite che non è facile sentire Gué Pequeno (l’autoproclamato Gué Pecunia) che inizia a pensare malinconico ai ciliegi a Saigon, che confessa “Penso alla mia carriera assurda, più che decennale: è inversamente proporzionale al disastro della vita personale”, o “Questo successo è una persecuzione: è solo l’intro di un’introspezione”. Per poi, nel pezzo in cui chiama per il featuring Sfera Ebbasta (non proprio il Luigi Tenco del rap), sprofondare l’ascoltatore in pieno IanCurtis, con: “La morte mi ossessiona. E che il mio corpo muoia, e che l’anima viva lo sai, non mi consola. Pensavo di essere meglio (…) Non sconfiggerò i miei demoni. Quest’asfalto e questi errori non mi hanno insegnato niente. I flashback mi hanno flashato: il passato torna sempre”.

I miei consiglieri che hanno in mano il polso del pubblico rappuso mi dicono che l’album non ha esaltato gli ascoltatori medi della musica verbosa che tanto piace ai giovanetti. Qualcuno ha anche fatto il confronto con Persona del suo amico Marracash, che Nella Mia Umile Opinione è tutt’altra roba. Personalmente temo che sia un disco molto vero e, come detto, abbastanza dolente. Non mi meraviglio che ciò abbia contrariato qualche fan. Non so se la prossima settimana Mr. Fini sarà ancora al n.1 tra i presunti album. Ma anche se mi metto tra gli scemi che avrebbero apprezzato il Gué più fagiano e sin verguenza, devo dire che apprezzo il coraggio di fare un disco completamente diverso da quello che ci si aspettava da lui. Certo, poi questo tipo di complimento ricorda quella scena di Jerry Maguire in cui quelli che applaudono e gridano “Bravo!”, si bisbigliano tra loro “Lol, si è scavato la fossa”. Ma non credo sia così, penso che senza troppi problemi lo zio Gué tornerà a fare i dischi con le hit – ora si è semplicemente concesso il disco che aveva voglia di fare. E conosco un bel po’ di artisti straordinari che se ne guèrdano benone.

Resto della top ten. Di rappuso in rappuso: i due che hanno preceduto Gué al n.1 della classifica dei presunti album scalano di una sedia come in pizzeria: Ernia si accomoda al n.2, Tedua al n.3, e seduti al tavolo, sulle prime cinque sedie ci sono solamente rapper italiani maschi. Dopo Ghali (n.4) e Marracash (n.5) entra al n.6 Frah Quintale, che rapper non è più, in fondo ce n’è già troppi. Escono subito e con violenza dai piani alti Bob Dylan (dal n.4 al 24) e Neil Young (dal n.10 al 65), ma con il live Spirits in the forest entrano al n.7 i loro coetanei Depeche Mode (…per chi ha meno di 25 anni, da 26 a 96 siamo tutti coetanei). Chiudono la prima diecina Random, i Pinguini Tattici Nucleari ed Elodie. Ma so che scalpitate per la classifica dei Sedicenti Singoli, che a luglio e agosto ribattezziamo

Classifica degli Azzeccatissimi Tormentoni Estivi. È l’ora segnata dal destino: la fresca e disimpegnata Karaoke permette a Sandrina Amoroso e Boomdabash, i RE MIDA dell’Estate, di riportare al n.1 Lu Salentu, uè, uè, perepepé, spodestando Mediterranea di Irama che comunque è lì che ringhia al n.2; mantiene il n.3 M’Manc, le lacreme napuletane supergiovani di Geolier, Shablo & Shferebbàst. Entra al n.4 la fresca e disimpegnata Non mi basta più di Baby K featuring Chiara Ferragni. Non so se siano più QUEEN loro oppure siano più QUEEN Giusy Lamborghini ed Elettra Ferrari, ma sospetto che queste ultime siano più QUEEN CIOÈ DEFINITIVE; malgrado ciò, la fresca e disimpegnata La Isla antra solo al n.76 – però per qualche motivo a me ignoto è uscita di lunedì invece che venerdì, quindi calcoliamo perlomeno un n.66. Che al momento è la posizione occupata da Balla per me di Tiziano Ferro & Jovanotti. Ah, spiace! Tanto. La cringissima eppure fresca e disimpegnata Ciclone di Ketra & Elodie feat. Mariah, Gipsy Kings e Qualcuno Che Non Mi Ricordo scende dal n.17 al 32, ma non per questo siete autorizzati a sperare in un mondo migliore. La fresca e disimpegnata Una vita da bomber di Bobo Vieri, Nicola Ventola (zio cantante) e Lele Adani (mondo bastardo) entra al n.93. Il mio timore è che là fuori, le radio e YouTube e i bar delle spiagge e gli animatori dei villaggi faranno del loro meglio per rovinare queste nostre iniziali illusioni.

Altri argomenti di conversazione. Tornando agli album, Mi ero perso il cuore di Cristiano Godano è entrato al n.56.

(…onestamente, non so quanto vorrei essere parte di una conversazione di questo tipo, però ho fiducia in quasi tutti voi. So che basta darvi un cappello, e potete tirarne fuori una coniglietta di Playboy. Ed è il motivo per cui vi frequento)

Ok, ve ne do un altro. Gli album di Ultimo hanno iniziato a scendere, in questo momento solo Colpa delle favole è in top 30 al n.26.

(questo va meglio?)

Lungodegenti. Il segnetto ÷ di Ed Sheeran, entrato 174 settimane fa, tiene a bada il pelotòn degli inseguitori, il cui leader è Rockstar di Sfera Ebbasta da 128 settimane, seguito dalla squadra di Ultimo con Peter Pan (125) e Pianeti (122), poi da 20 di Capo Plaza (115 settimane di fila) e Potere di Luché (uscito 105 settimane fa). Poi, ovviamente fanno gara a sé i

Pinfloi. The dark side of the moon è in classifica da 191 settimane consecutive, però scende dal n.55 al 69 mentre The wall scende dal 67 all’84. Non è stata una buona settimana, né per l’alienazione né per la paranoia. Lo so che non lo avreste mai detto. Pure, il Pinkfloydometro è lì a testimoniarlo: c’è serenità in giro, diffusa da qualche incosciente. Proteggetevi.

3 Risposte a “Gué Pequeno and the infinite sadness – TheClassifica 27/2020”

  1. Ma il rap. Cioè in parte capisco eh. Però. Sul serio, non ha francamente anche un po’ rotto il, che poi la questione è al di là del fatto che le tro i bro la dro e il cash e io io io e poi basta, mille parole a canzone per dire sempre tre cose, quindici dischi al mese per dire sempre le stesse cose, ma quante parole fanno? Cioè almeno la concisione dico io. Sarò vèzz, ma la musica dei raga mi sa di vèzz

  2. A parte: quando escono i dati delle radio? Sono curioso. Da 0 a 10 direi un bel 19.
    Ne parlerai, please?

  3. sono l’unico cui il verso “karoake guantanamera” fa pensare al prodotto impazzito di un generatore automatico di testi latinoseggianti?

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