AMARGINE

Lo spettacolo e i suoi Limiti (intervista del 1997) (…!)

Ho recuperato questa intervista rovistando nel faldone vetusto coi ritagli dei miei primi articoli di giornale. Avevo appena iniziato questo lavoro, e se iniziassi a raccontare come funzionava nel 1997 farei anch’io del Limitismo, e quindi sarebbe coerente – però non ce la faccio, già ho il perenne patema di dilungarmi troppo. Cionondimeno ci tengo a dire due cose. La prima è che ho ritoccato qua e là il pezzo, perché francamente all’epoca scrivevo peggio di oggi, anche se al giornale mi facevano passare praticamente tutto; e poi perché quella conversazione la ricordo bene – forse perché ero davvero agli inizi, e mi sembrava ben paradossale essere “Negli studi della Fiera di Milano” (cit.) con Paolo Limiti al massimo del suo splendore. Non ditemi che non vi sareste sentiti così anche voi.

E la seconda è che non so bene nemmeno io perché mi sono fissato col recupero di questa intervista. Ne ho tante altre, in archivio, più consone alla vocazione di questo sito marginale musicale. Forse il fatto è che quell’intervista mi lasciò per la prima volta un po’ di indicazioni su come funzionava (mano a Debord, subito) LO SPETTACOLO. Non ho mai capito bene come ci sono finito, a occuparmene – con risultati discutibili. Ma Limiti – che sì, mi parve la persona assurdamente squisita che oggi tutti dicono – per me è sempre stato il simbolo di quelli autenticamente innamorati dello spettacolo. Se avete visto il film Sing, ecco: lui per me è il koala che da bambino viene portato a teatro e rimane folgorato dalla diva sul palco. Non so quante persone così esistano ancora, anche tra quelle che frequento e che non parlano d’altro.

Va beh, lo sapevo che mi dilungavo. E lo sapevate anche voi. Ecco l’intervista.

(…ah: Justine Mattera è molto più bella adesso)

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La trasmissione è appena finita, Paolo Limiti firma autografi, qualcuno ha una macchina fotografica e fa la foto insieme a lui. Sorride a tutti, chiede da dove sono venuti, se Ci vediamo in tv visto in diretta gli è piaciuto, se è come se lo immaginavano. Una signora gli dà un disegno di Floradora fatto dalla nipotina. Lui ovviamente straluna: “Ma che brava! Quanti anni ha?” Ci mette dieci minuti a staccarsi dagli spettatori. Quando gli metto una certa lieve pressione, perché devo tornare in redazione a scrivere, si scusa – in un attimo mi presenta Lina Wertmuller, poi mi chiede cosa ne penso del programma. Me la cavo con “Comincio a capire perché piace”. Sorride con un lampo di astuzia. “Qui dobbiamo liberare lo studio – vieni in camerino, io intanto faccio chiamare Paolo Martini (coautore, ndr) e chiacchieriamo”.
In camerino, si informa. “Tu come ti trovi al giornale? Una volta conoscevo tutti a La Notte, ora non saprei…” Non faccio a tempo a rispondere, entra Justine Mattera. “Oh, tesoro, eccoti. Stanca?” “No, tutto bene. Mi si stava rompendo il vestito”. “Rimanevi nuda? Allora bene!” “Non credo. Rimanevo stuck, ingrovigliata”. “Allora male!” “Guarda che non abbiamo ancora la canzone per venerdì”. “Non avevamo detto che era il compleanno di Rita Hayworth?” “Uh! Wow… (Justine porta rapidamente una mano alla testa) Aaaaaamado miooo!” Mi intrometto nella discussione. “Oppure, sempre dallo stesso film…”
 
Ancora prima che io concluda la frase, Limiti spalanca gli occhi. “Put the blame on Mame!” Il presentatore e Justine iniziano a cantare il pezzo insieme. Gli spettatori di Ci vediamo in tv, la trasmissione-fenomeno di RaiDue, adorerebbero questa scena. Ma non dura molto: Justine ci lascia dicendo “Devo andare a struccarmi, non ne posso più”. Grazie alla fiducia ottenuta su Rita Hayworth, possiamo iniziare con la domanda più problematica.
 
Limiti, lei è leghista?
Come mai questa domanda? Nulla di male, posso rispondere. Ma pensavo che l’intervista fosse sul programma.
Mi ha detto una persona che lavora in Rai che la trasmissione è stata “fortemente voluta dalla Lega Nord”.
Ah, se lo dicono… Fortemente, non saprei. Però ho saputo che hanno preso a cuore l’idea di un programma realizzato a Milano. Qui la Rai sta lavorando sempre meno, ci sono posti di lavoro a rischio. L’altra ipotesi che era stata fatta per questa fascia oraria era un altro programma realizzato a Roma, e affidato a una presentatrice romana (ndr: sorride e allarga le braccia. Intanto è entrato nel camerino Martini, che è rimasto seduto senza dire niente per qualche minuto). Alla collega hanno comunque trovato subito un’altra fascia oraria. Credo che siano tutti soddisfatti, a cominciare dal pubblico, che è quel che importa di più.
Martini – Abbiamo indici di ascolto superiori di dieci punti a quello che la rete ci chiedeva. Con un budget molto contenuto.
Davvero? Ma i musicisti, gli ospiti…
Martini – Gli ospiti vengono quasi sempre per amicizia, non per cachet.
Del resto alcuni di loro sono dei ripescaggi clamorosi.
Limiti – Oppure gente che era stata accantonata senza tanti complimenti. Guarda, tutte le ironie che sono state fatte sulla nostra trasmissione – sulla nostalgia, sul tono caramelloso, sul recupero di gente che era finita in soffitta… Io non riesco a vederle come difetti.
Martini – Noi facciamo un tipo di tv che in fin dei conti ha funzionato per anni. Gli ascolti ci stanno dicendo che al pubblico piace ancora. Altri faranno programmi più sperimentali, per carità. Ma qualcuno al pubblico dovrà pure pensarci.
Ma il pubblico ha scelta?
Limiti – Certo che sì. Ti faccio un esempio, noi abbiamo provato a infilare nel programma un appuntamento con la poesia. Puntualmente l’Auditel ci bastonava, i dati minuto per minuto erano chiari, la gente cambiava canale e ne recuperavamo solo la metà, e non subito – il che vuol dire che veniva penalizzato anche il segmento successivo della trasmissione.
Martini – Abbiamo deciso di non impuntarci. Il che non significa, perdona la presunzione, abbassare il livello.
Limiti – Anche chi ci critica riconosce che la trasmissione non scade mai nel trash.
Però se è consentito… Floradora?
Limiti – Hahaha, Floradora è un mio pallino, mi sono ispirato a una cosa che avevo visto anni fa alla tv spagnola o messicana, non ricordo bene… E in parte agli sketch della tv italiana con Topo Gigio, tanti anni fa, ai tempi del bianco e nero. Funzionava. Alla fine funziona anche nel nostro programma, è il momento leggerissimo. Lo faccio perché ho sempre paura di fare troppo il professore quando parlo di musica.
Tra l’altro in questo periodo è un’impresa eroica, fare un programma che ruota attorno alla musica, tutti gli altri stanno andando malissimo, più di uno è stato cancellato.
Martini – Sì, ne parlavamo proprio in questi giorni. Non lo dico per lisciargli il pelo, ma credo che un problema degli altri programmi, sia quelli rivolti ai giovani che Sanremo, sia che non si trovi qualcuno appassionato come Paolo. Lui ci tiene veramente, vuole che il pubblico ascolti una canzone e ne sia rapito come lo è lui.
Limiti – Non voglio accusare nessuno e non farò nomi, però penso che ci siano diversi miei colleghi più giovani sulla cui preparazione musicale non ho dubbi. E però…
Però cosa?
Limiti – Quando vanno in televisione, sembra che le canzoni, i cantanti li imbarazzino. A meno che non ci sia l’ospite straniero che è costato tanto, che però in quel caso vuole scappare lui, i nostri presentatori sono sbrigativi, sembra che stiano parlando di qualcosa che in fondo non vale niente, vogliono correre a presentare il prossimo artista o la prossima canzone. Sarà la scuola radiofonica. Hai presente, no? “Questa era Loredana Berté, e ora, in questa giornata caldissima, ascoltiamo un pezzo fresco fresco di Renato Zero…” Mai un secondo per dire, che so, avete sentito questa melodia al piano, vi rendete conto dell’originalità di questo ritornello? La musica per me va trattata bene, con rispetto e ammirazione, come una donna misteriosa…
Martini – Usala in trasmissione, questa.
Limiti – Se la tratti male, il tuo destino è essere infelice.
Credo che l’articolo possa finire con questa frase.
Limiti – Sei stato bravo.
Ma anche con questa.
Limiti – Haha! Decidi tu.

2 Risposte a “Lo spettacolo e i suoi Limiti (intervista del 1997) (…!)”

  1. ed ecco che quando uno aveva già liquidato una notizia con uno sbrigativo “esticazzi” tu riesci a tirare fuori qualcosa di interessante; grazie per questo ripescaggio

  2. “Quando vanno in televisione, sembra che le canzoni, i cantanti li imbarazzino. A meno che non ci sia l’ospite straniero che è costato tanto, che però in quel caso vuole scappare lui, i nostri presentatori sono sbrigativi, sembra che stiano parlando di qualcosa che in fondo non vale niente, vogliono correre a presentare il prossimo artista o la prossima canzone.”

    Caspita, se aveva ragione.

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