AMARGINE

TheClassifica **. Ovvero: a proposito di ***** e **

L’album intitolato ** è ancora al n.1 in classifica. Bene. Mi fa anche piacere, eh.

E quindi.

Me la sono andata a cercare? 20160214_194812

Ah, può darsi.

Mettiamola così.

Mi sono andato a cercare una quantità francamente ridicola di persone che a partire dai miei pensierini su ***** hanno stabilito che sono un coglione, no, che ho ragione, no, che devo morire sgozzato, no, che gli artisti dovrebbero pensare prima di scrivere, no però anche i critici falliti rancorosi e molto probabilmente omosessuali in cerca di visibilità oh guarda poverino si lamenta pure, no ma cos’è questo è un linciaggio?, no ma ecco i colleghi della casta che corrono a proteggerlo sei contento ORA braaavo, no però solidarietà a Madeddu, no solidarietà a *****, no ma che pena tutto questo e poi la critica musicale è morta, e internet si sa che è internet (si sa, perché SI SA TUTTO) e leggete invece i NOSTRI articolucci fighettucci – mi sono andato a cercare questo?

Io credevo di no.
Però ora non lo so bene.

Intendo dire che questa cosa a suo modo è stata istruttiva.
Molte persone sono state gentili, mi hanno chiesto più volte e in più modi, durante questa settimana, come me la stessi passando.
In realtà non malissimo – voglio dire, non è che la gente mi facesse brutto per strada. Anche se era strano andare in metropolitana o al bar e pensare, davanti a qualcuno che digitava con un cipiglio nervoso, o con un ghigno sarcastico, “Chissà se mi sta insultando”. Ok, lo so, è terribilmente egocentrico. Però che ne so, io. Erano talmente tanti.

A me non ha fatto piacere, ma per niente, essere il dibattito del giorno. Se io avessi previsto tutto questo (ah, che tempi: se deve essere un critico a intonare queste parole) lo avrei scritto lo stesso? Sì. E se l’artista non avesse fatto quello che continuo a ritenere uno sbaglio, quel pezzo scritto nel mio blog, nella MIA casetta, l’avrebbero letto in pochissimi, e io sarei stato contento così. Non l’ho mica scritto per le moltitudini. A scrivere per le moltitudini, a piacere a tutti ci pensano altri, più bravi di me. E non l’ho mica scritto per farmi notare. Guardate, anche qui non la cito mai. Se poi non ci credete, e sapete cosa avrei dovuto fare invece, siete autorizzati a farmelo sapere, ci mancherebbe.

Mi erano capitate cose analoghe in passato – forse quando avevo più visibilità grazie al giornale Rollinston. E alla fine io la vivo in modo abbastanza sportivo. Io scrivo una cosa, se l’artista vuole rispondere, ci mancherebbe, tu dici la tua, io dico la mia. Certo, tu hai un milione di fan, io no. Io ho una pistola ad acqua, tu hai una cannoniera. Meglio prendersela con gli indie, forse.

E a questo proposito, stavolta ho visto, pulito pulito, un elemento che nei dissin’ passati non avevo mai notato.
Alla fine, scremando gli insulti e una volta rimosse le constatazioni un po’ ovvie, tipo che tante brave persone coi gattini e i bambini (in ordine di importanza) sulla loro pagina facebook, e sacrosante sostenitrici dei diritti umani e indignate con gli omofobi (sì, anche quelle/i che “fai i pompini vero?” “superchecca” “ricchione”) (questo perché nella foto ho una camicia fucsia, vedete) e fan di una cantante non precisamente gangsta, sono pronte a un segnale convenuto a trasformarsi in hater e troll, oplà (…ma questo voi lo sapevate) (perché “internet è internet”)

bene, una volta scremato questo, la cosa che la maggior parte delle migliaia di gentili fan della povera artista che si è sentita offesa (e mi dispiace personalmente) (ma anche se mi dispiace, non mi sto scusando, perché credo di aver ragione io), dicevo la frase con cui i fan di *****, senza praticamente mai leggere qualsiasi cosa io abbia scritto per farsi un’idea (“non serve!”), il colpo con cui hanno tentato di ferirmi mortalmente è:

“Ma chi sei?”

Ma chi ti conosce. Chi cazzo sei. I tuoi post hanno dieci commenti. E tu saresti? Raga per forza vuol farsi pubblicità, è un fallito che non legge nessuno, per forza è avvelenato.

Orbene. Al netto del fatto che la gente sui social network è un po’ più selvaggia che nella realtà (più o meno quanto lo è in macchina o allo stadio, diciamo), che cosa ho toccato, scrivendo di una tipa che canta, che li ha fatti inferocire così tanto? Ho la sensazione che non lo sappiano nemmeno loro.

Ora, ho pensato a lungo se era il caso di scrivere “Guardate che la mia vita non è male, eh. Faccio un lavoro interessante, frequento persone preziose, i miei gerani sul davanzale stanno benissimo, ho persino una vita sentimentale piuttosto piacevole, è una vita che non prendo multe, penso di essere in grado di dare una discreta paga a gente più giovane di me sui 5mila metri o su un campo da tennis o da calcio”. E poi non è vero che non mi riconoscono per strada. Nel mio quartiere i bambini della scuola di mia figlia mi riconoscono, sono quello che gli dà i libri in biblioteca.
(“…il tocco toccante che ci voleva, bravo” “Grazie, sapevo avresti apprezzato” “Era per specificare che non sei omosessuale?” “Dai, su” “Volevo dirti che sono le mamme di quei bambini che ti hanno riempito di insulti in ogni caso” “Aaaargh”)

Però non è questo il punto. Credo.

Il punto è che allora è vero, la visibilità è tutto. Forse è proprio il massimo, essere (ap)pagati in visibilità, non bisognerebbe cercare altro, in quello che si fa. Anche nel fare il giornalista musicale, che sembra una cosa scema ma è anche vero che tanti che facevano i giornalisti musicali sono diventati piuttosto noti (tendenzialmente facendo qualcos’altro, ma ultimamente, per strano che sembri, no: la discografia si inabissa e loro sono visibilissimi).

D’altra parte, magari a stare vicino ai carismatici, impari qualcosa (…scemo io a essermi sempre tenuto piuttosto lontano).
Ma bisogna essere bravi a farlo, pronti a imparare. Capire dov’è lo sbaglio. Se c’è. Non è mica detto che ci sia. In ogni caso se c’è, come dice una canzone di qualche anno fa: “Gli sbagli ti attirano verso il fondo, il finale poi dipenderà da te. Ma il segreto è nel capirlo – la notte porta consiglio”. Chi la cantava?

Ehi!!! Non ho parlato granché di musica in queste righe, vero?
Scusatemi. Facciamo la settimana prossima, dai. Entrerà al n.1 il disco di Renato Zero.
(…uh-oh)

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7 Risposte a “TheClassifica **. Ovvero: a proposito di ***** e **”

  1. Non mi puoi privare dei tuoi commenti nella settimana in cui non c’è in classifica manco un album dei pinfloi.

  2. Mi doppieresti di sicuro nei 5mila metri.
    Però che cavolo di congiunzione astrale: niente pink floyd e messaggio di commento ai decerebrati chiamati dalla signora *******.
    Fai parte dei rettiliani, tu e la tua camicia fucsia.

  3. Siamo così, dolcemente complicati: misuriamo tutto con il metro della visibilità e poi stiamo bene attenti a presentarci con un nick anonimo.

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