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Dischi, canzoni, polemiche: il peggio del 2016 secondo aMargine

Eccoci giunti al consueto appuntamento annuale che debutta oggi per la prima volta: tutta la malmostosità e frustrazione dello staff di aMargine nei confronti della musica definitiva che gira intorno. Cominciamo subito con la sequela di pareri incresciosi:

Peggiore hype
Oh, per me senz’altro Lemonade di Beyoncé. Ma anche quello scemo di Kanye West – io non so come fate a non annoiarvi, davvero.
Peggiore polemica italiana
Pausini che sclera con Andrea Spinelli? Zero che sclera con Fegiz? Elisa che sclera con me? Modà che sclerano con tutti? No! La redazione di aMargine vota compatta per BelloFigo. Perché quelli che “È lui che usa loro”, quelli che “No sono loro che usano lui” – è tutto piuttosto deprimente quando per un mese si dibatte su chi trolla chi. boss incanto
Peggior polemica internazionale
Bob Dylan e il Nobel. Posto che è il Nobel ad aver bisogno di Bob Dylan e non viceversa, l’equivoco è pensare che Dylan in più di cinquant’anni sia mai stato affabile e simpa. Ed è suo dannato diritto non esserlo – Madonnina, ma dove siamo, in un talent con Gerry Scotti?
Peggior articolo
Sì, già, certo – come se non avessi già abbastanza gente che mi pianta gli spilloni nel profilo facebook. Ma se mi fate una congrua offerta in denaro ve lo rivelo in privato.
Peggior uscita pubblica italiana
Oh, io davanti a certe cose mi commuovo ancora:
pelu matite
Peggior uscita pubblica internazionale
Quando una a fine anno per salvare quel che resta della sua credibilità fa il twerking nel carpool karaoke, come dire, beh,  “…è andata, la quaglia”, si dice a Bergamo.
madonna nme
Peggior morte
Boruch Alan Bermowitz in arte Alan Vega, Morto pacificamente nel sonno a 78 anni. Il leader dei Suicide. Tsk, tsk.
Peggiore video italiano
Barba, cappello, giacchina giullara, mossette, squinzie veltroniane: Ragazza magica è il Jovanottismo al suo peggio, è la finiftra che fi inabiffa e non fa fpiegarfelo.
Peggiore video internazionale
Quel cretino con la penna e la mela. Dannati giappo. Godzilla, torna e completa l’opera.
Peggior copertina skin gelateria 2016
Bah, chi le guarda più.
(ora facciamo sul serio, okay? Dài)
Peggior album internazionale
Bene, direi che non avrebbe senso castigare gente che comunque mi irrita già di suo, no? Quindi, limitiamo il campo a gente che amo molto, premessa che esclude parecchi nomi. Su tutti, Pete Doherty e Kings Of Leon. Ulteriore limitazione: prenderò in considerazione gente alla quale tengo e dalla quale mi aspetto ancora qualcosa. Il che esclude Neil Young ed Elton John. Poi, siccome si parla di peggior album, non basta che io non condivida l’escalation di eccitazione smaniosa per dischi definitivi totali pietremiliarigalattiche ma che a me paiono mediocri (Beyoncé) o deludenti, ma in fondo non aberranti (The Weeknd, Drake, Savages).
Ora però, mi ritrovo con un campo più limitato di quello del Subbuteo. Sicché, il martello di Thor va su Blue & lonesome dei Rolling Stones. “Ma come!”, direte voi. “Neil Young ed Elton John la fanno franca con l’alibi dell’anzianità, e gli stegosauri, qui, no? Per di più in un disco-scampagnata come questo?” NO. Perché nel momento in cui ti rituffi nel blues da cui eri partito da giovane, hai il dovere di rispettarlo come facevi da giovane. La gherminella cialtrona della sporcizia che Keith Richards cavalca da trent’anni è accettabile solo quando manda in vacca i suoi brani; c’è gente ancora più veneranda di lui, cui deve contegno e misura se la omaggia. Brian Jones non avrebbe approvato nemmeno da strafatto. Salverei, di tutto il disco, solo la voce di Jagger – che in compenso farfuglia note a caso nell’armonica, contribuendo a un casino complessivo che non ha nulla a che vedere con la compunta dannazione di Robert Johnson e degli altri dai quali gli Stones si sono abbeverati. Perché ce l’ho tanto con questo disco? Per il significato simbolico. Le miserie miserabili che hanno impoltigliato il rock negli ultimi quindici anni sono ricollegabili alla cesura completa tra il rock (alternative o indie, se volete) e le radici blues. Se pure i due vegliardi qui dimostrano di non ricordarsi più cos’era il blues, allora davvero il rock è il vero grande morto del 2016. nannini miei
Peggior album italiano
Le premesse qui sono: non posso andare per antipatie né per faide personali.
(con un caro saluto al gruppo der baffo, e alla poetessa di Monfalcone)
Quindi anche qui, lo ripeto ossessivamente, pesco tra gente di cui ho stima. Hellvisback di Salmo non mi sembra il capolavoro che dicono – forse non si erano accorti dei dischi prima. Seh, il flow, seh, l’hardcore – ma mi ritrovo sostanzialmente annoiato da quel che racconta; poi, Aurora dei Cani non mi ha portato da nessuna parte, ma do per scontato che sia colpa mia, prima che a lui o ai suoi esegeti venga in mente di dimostrarmene la meraviglia assoluta. Ma il mio personale sgomento quest’anno va a Lunga attesa dei Marlene Kuntz. Non li avevo mai sentiti con così niente da dire, però distorcendo tutto con l’aria di chi è in fervida ricerca di un disagio che riverberi il proprio disagio, bla, bla, bla e tutta quella concettuosità orrenda per la quale vi rimando a siti più croccantissimi del mio.
Peggior canzone italiana
Sono tentato di calare la mannaia su Vincere l’odio, la canzone brutta (e non solo per esercizio di stile) di Elio & le Storie Tese. Però dai, c’è di peggio ed è: Assenzio, ovvero la grande indianata. Non ha né capo né coda, è talmente rabberciata che non è nemmeno brutta però gente, come dice l’Enrico Cuccia di Buccinasco, è disco di platino quindi CIAONE, giusto? assenzio ciaoneCreazione mirabile, sono io che rosiko e non sono nessuno eccetera.
Peggior canzone internazionale
Tra le canzoni che si sono sentite tanto, troppo, quest’anno, Faded di Alan Walker, norvegese, mi ha fatto un sacrosanto schifo ma è uscita nel 2015 così come I took a pill in Ibiza, remix di due norvegesi – era un Paese rispettabile la Norvegia, una volta. Ho dell’ostilità anche nei confronti di Come di Jain (video a parte, naturalmente), ma pure quella è uscita nel 2015: buffo come per le hit globali ci voglia un anno per girare il pianeta. Sono talmente in difficoltà che faccio una scelta apparentemente insipida – cionondimeno Enrique Iglesias un bel pesce in faccia se lo merita, via, essù, non si può esser sempre benaltristi. Lo staff di aMargine condanna Duele el corazon, una scelta mainstream per tempi destrutturati – e con questo, da tutti noi a tutti voi, buon 2017. Ci siamo arrivati, e non è da tutti.
E per finire:
loprieno babbonatale

6 Risposte a “Dischi, canzoni, polemiche: il peggio del 2016 secondo aMargine”

  1. Mi dispiace Man, ti voglio bene ma hai proprio toppato sugli STONES…per il resto sei un grande, ti leggo sempre con grande divertimento. Baci.

  2. ho googlato “video + penna + mela” pensando fra me e me: troppo pindarico per uscire ciò che il madeddu intende. invece è comparso un cretino giappo ( i have a jappo, i have a cretino = giappocretino). 🙂

  3. Concordo su tutto, o quasi, quello che hai scritto, ma… davvero non ti aspetti più nulla da Neil Young?

    1. No, ma penso anche che non aspettarsi niente da lui sia una saggia politica. Se poi ogni tanto esce un Le Noise benone – ma anche in quel caso, per quanto un disco del genere mandi a casa tre quarti del cantautorato indie, tutto quello che potevo trovare in Neil Young l’ho già trovato, ed è una caterva di roba. Poi, se un giorno – Pocahontas non voglia – dovessi trovarmi a intonare il carme per la sua dipartita, andrò nello specifico di tutta l’esasperazione che possa comportare l’avere un occhio di riguardo per lui. Diciamo che per me il fan di Neil Young vive la condizione che è propria di Stephen Stills: volergli bene ma avere una gran voglia di percuoterlo.

      1. Da fan di Stephen Stills, non posso che concordare.
        Ah, io il disco degli Stones l’ho preso, perché di blues ci ho anche campato tanti anni fa, proprio nel senso che ci mangiavo suonandolo.
        E con estremo disagio devo essere d’accordo con te. Mick a suonare(?) l’armonica fa schifo al cazzo.
        Però dai, c’era davvero di peggio peggissimo in giro.
        Ti voglio sempre bene

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