AMARGINE

Songs to aging children (Tigger Outlaw)

Non potrei realmente dire che conoscevo Alberto D’Ottavi. Non era mio amico nemmeno su facebook – però avevamo amici in comune, quindi lo avevo incontrato più volte. Lo conoscevo così poco da scoprire solo dai giornali cosa faceva davvero. E che aveva qualche anno più di me. E che come me era nato ai primi di ottobre. Posso giusto dire che 15 giorni prima che se ne andasse, in quei pochi minuti che abbiamo condiviso alla Blogfest di Rimini, ha fatto una piccola cosa gentile. Ricordo di aver pensato che sembrava dimagrito e più serio del solito. L’ultima volta che l’ho visto è stato in un posto pieno di gente che ballava piuttosto fervidamente. Non ricordo di averlo visto ballare – ma questo forse dipende anche dal fatto che ero tra quelli che erano un po’ partiti per la tangente. Però mi piacerebbe scoprire che almeno un po’, quella sera, ha ballato anche lui.

(Chuck Berry ha 88 anni. Uno meno di B.B.King. Poi c’è Fats Domino, 86. Little Richard, piccolo, 82. Jerry Lee Lewis, quel ragazzino, ne ha fatti 79 l’altro giorno, ricevendo molti meno auguri di Leonard Cohen, che, è ben vero, ha fatto cifra tonda, 80. Uno meno di Quincy Jones)

Io non so bene perché sto scrivendo questo. Credo che D’Ottavi sarebbe il primo a rimanere sbalordito sapendo che sto scrivendo di lui. È che questa faccenda della morte e del ballo, queste due idee si sono inseguite nella mia testa per qualche giorno. C’è questa scena in Nosferatu, in cui Isabelle Adjani gira per la città, e queste persone stanno ballando e festeggiando, spiegano, perché “Abbiamo tutti la peste. Domani saremo morti. Oggi festeggiamo”.

Ehm, forse vi sto un po’ sovraccaricando la giornata, vero?

Okay, avete ragione. Però quello che volevo dire è che non so se vale anche per voi, ma da un po’ di tempo la morte non mi sembra più quella di una volta.

Oddio, è pur vero che è un po’ che non mi passa vicino, per fortuna.

Ma si sa: se ne sta lì.

(Bill Wyman ha 78 anni. Comunque, l’ho visto abbastanza bene in Crossfire Hurricane. Certo, la voce è quella di un 78enne, eh. Grace Slick ha 75 anni, è un po’ avanti rispetto ad Aretha e Tina Turner, che ne hanno 72. Bob Dylan e David Crosby ne hanno 73. Neil Young ne ha 69. Ho scoperto solo ora la differenza tra lui e Crosby, e trovo interessante che Crosby a 27 anni fosse in una soggezione terribile di un 23enne musone)

Credo che tra le tante mutazioni causate da internet (prima) e dai social network (ora) ci sia il nostro senso del lutto. Ricordo, dieci anni fa, di aver discusso con le persone che frequentavano il forum che – in qualche modo – faceva capo alla mia persona. Alcune di loro avevano iniziato a giocare a una cosa chiamata “fantamorto”. È un gioco abbastanza diffuso, e non è stato inventato con internet: già era alla base di un film con l’ispettore Callaghan, Scommessa con la morte. Si tratta, naturalmente, di predire il trapasso di un personaggio di una certa notorietà. Ovviamente qualcuno dei forumisti, essendo la tentazione irresistibile,
(perché con internet nasce il LOL) (un giorno proverò a definirlo) (è una specie di ineluttabilità della stupidaggine, che ha a che fare con una specie di coraggio, di sfida a scendere sotto il livello zero del senso)
Dicevo: ovviamente qualcuno mise il sottoscritto tra i candidati all’incontro con la Trista Mietitrice. Me la cavai bofonchiando che prima di andarmene avrei sepolto tutti loro. Vivi, se necessario. Però ero molto a disagio. Il fatto è che capivo benissimo che c’era qualcosa di insolito alla base di un’idea del genere, e non era un antivippismo di sorta. No, era il distacco.

Credo che questa fase iniziale della nostra vita “social”, che, lo sottolineo, è solo agli inizi, sia caratterizzata da un distacco che si manifesta soprattutto in due modalità che apparentemente non si somigliano: lutto e sarcasmo.

Se siete d’accordo, taglio corto con l’antropologia, e tiro le fila del discorso. Il fatto è che, non so se lo sapete, Rolling Stone ha avuto una consistente pausa editoriale questa primavera. E prima che questo capitasse, mi ero cimentato, spesso offrendomi come volontario, in una quantità un po’ allarmante di sentiti coccodrilli: Enzo Jannacci e 24 ore dopo Franco Califano, Little Tony, Freak Antoni, persino James Gandolfini.

Cosa vi devo dire. Non ho detto prece per Lou Reed o Alvin Lee o Pete Seeger. O Giorgio Gaslini o Francesco Di Giacomo. Però a quel punto è vero che a qualcuno era parso che fossi sempre lì a seppellire Cesare, E a elogiarlo. Di qui, l’inevitabile sarcasmo (“Oh, porti un po’ sfiga, eh”).

(Mogol ha 78 anni, Gino Paoli e Ornella Vanoni 80. Celentano ne ha 76, Peppino Di Capri 75. Paolo Conte, 77)

Quello che è successo dopo la chiusura momentanea di Rollinstòn, però, mi ha lasciato sbigottito. Insomma, non è più morto nessuno. O quasi. Johnny Winter, Bobby Womack, toh. Volendo, Robin Williams. Non un grande periodo per la vu doppia. Ah, dimenticavo Tommy Ramone.

In compenso quando è mancato Giorgio Faletti, è successa una cosa strana. Dopo un bel po’ di tempo che non lo sentivo, sono stato chiamato dall’ex direttore, che mi ha chiesto il permesso di ripubblicare sul nuovo sito l’intervista che gli avevo fatto nel 2013. Insomma, il mio ritorno su RS è stato con un’orazione funebre scritta con un anno di anticipo.

Però a questo punto potremmo dire due cose.

Intanto, come avete visto, l’età media dei padri nobili della musica che amiamo è un po’ alta. E forse l’orazione funebre è destinata a diventare parte integrante del lavoro di chi segue i canterini, un po’ come faceva Giuliano Ferrara su Panorama con La cerimonia degli addii. Il mensile Mojo, già da vent’anni ha una pagina fissa ad hoc. Che col tempo è diventata DUE pagine fisse.

E poi, io credo che i media, avendo colto la tendenza, la fomentino. Posso citarvi un po’ di titoli recenti di Repubblica, sezione Spettacolo?

Addio a Bob Crewe, autore di Can’t take my eyes off you

Addio a Richard Kiel, lo “squalo” dai denti d’acciaio nei film di 007

Addio a Ombromanto, il cavallo del Signore degli Anelli

Quella di Kiel è interessante. L’hanno pubblicata tre volte. Home page, ovviamente… 390 like. Neanche tanti, in fin dei conti. Però non male, se pensate a quanto era amato Richard Kiel. Quanto era amato Richard Kiel? Ecco, appunto. La gente non sapeva il suo nome e non sapeva se era morto o vivo, ma con la morte scatta l’ultimo spettacolo, l’ultimo “Ooh!” di meraviglia – condiviso.

(Lou Reed aveva 72 anni, come li ha Paul Simon, come li ha Brian Wilson. Mick Jagger e Joni Mitchell e Roger Waters ne hanno 71, l’età che avrebbe Jim Morrison. Essendo come lui nati un anno dopo Jimi Hendrix)

Non è facile fare un discorso su questo argomento. Un po’ perché mia madre ha l’età di Chuck Berry (ma è molto più cattiva di lui). Un po’ perché magari (sarcasmo) salta fuori che io tiro la volata prima, per esempio, di (occhio alla boutade) Vecchioni. Che ha 71 anni (…mentre Gianni Morandi e Maurizio Vandelli ne hanno 70). E quindi questo articolo, haha, potrebbe portare sfiga a ME. Ma qualcosa è cambiato, mr. Jones, nel nostro modo di rapportarci alla realtà – e alla sua fine. E sono stati lo spettacolo e internet, insieme, prendendoci per la manina, a portarci a questo cambiamento. A questa nuova modalità di elaborazione del lutto, distaccata e partecipe e pubblica. Ve lo dice uno che ne ha sepolta, di gente.

Okay, ho finito. Scusate se sono stato un po’ gramo. Forse sto prendendo in modo un po’ eccessivo il mio compleanno.
(LOL)

3 Risposte a “Songs to aging children (Tigger Outlaw)”

  1. ma auguriiiii! anch’io sono ottobrina ma sul finale… comunque bilancia (per quel che vale). in ogni caso, pare allunghi la vita, perciò!

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